la Traduzione del 20 giugnoL'opinione pubblica
All'epoca nostra, della quale nessun'altra ha goduto d'una maggiore libertà di parola, se uno vuole manifestare il suo proprio pensiero, lo può fare in moltissimi modi, ma soprattutto attraverso la rete, dove qualunque cosa viene scritto è proposto contemporaneamente alla lettura d'un'infinità di persone. Certo questo fatto sembra a prima vista meraviglioso, perché se così non fosse, e se i quotidiani e gli altri mezzi di diffusione fossero detenuti solo da poche persone, difficilmente potrebbe esprimersi una gran varietà di pareri. Dunque, sola vittoria che restava alla libertà pubblica dall'affermazione dell'uguaglianza dei diritti, s'è rivendicata anche l'uguaglianza delle opinioni come sacrosanta. Quest'ultima, però, forse perché al momento s'agita ancora come in una culla, mi sembra che sia incorsa in qualche inciampo, che, se vogliamo affermarla in maniera conforme alla giustizia e all'onestà, dobbiamo rimuovere quanto prima. Innanzitutto bisogna vedere se si debba introdurre questo diritto di parola sic et simpliciter, o con l'aggiunta di qualche dovere: se infatti so già in partenza che le mie parole saranno ascoltate da moltissimi, non dovrei almeno garantire che non sputerò frasi in libertà in maniera avventata? Poi dobbiamo stare attenti quanto più si può a non fare in modo che questa libertà, invece di generare una varietà d'opinioni, partorisca una ripetizione dello stesso pensiero unico. Spesso infatti succede che gl'inesperti si facciano prendere più dalle apparenze che dalla verità, e che quelle apparenze, grazie a un'infamante diffusione, si spargano più velocemente d'un fiume in piena. E quando questo è successo, con che mezzi si potranno richiamare da una corsa così sfrenata? Già ne abbiam visti molti, che l'infamia pubblica, dopo averli sballottati qua e là, ha distrutto: la cui colpa è stata solo di piombare inconsapevolmente nell'odio della massa. Questi sembrò aver detto qualcosa di strano rispetto a ciò che s'è soliti sentire, quello ha toccato qualche idolo o dogma (non ci mancano infatti neppure quelli); detto fatto: insorge contro di lui una turba urlante, che richiede non fatti sui quali deliberare, ma una pena da eseguire senz'alcuna pietà. Tutto ciò non è segno di libertà, ma d'una comune schiavitù, ch'è tanto più perniciosa della schiavitù d'un tempo, quanto più s'insinua sotto il nome di libertà.