La traduzione del 13 giugnoLa continuità della cultura
Ov. Met., 4, v. 428.
Lo spirito d'umanità è compagno della pace, ed è quasi il fiore dell'umanità che sboccia quando ormai son consolidate le relazioni fra gli uomini. Pertanto se i loro confini avessero separato greci e romani, da cui abbiamo ricevuto in eredità la cultura, dal contatto con le altre genti, forse essi non avrebbero potuto trasmettere ai posteri memorie così egregie. Infatti Pitagora, quando, profugo da Samo, giunse in Italia, portò con sé le arti che aveva raccolto dalla vicina Asia, e queste furono a tal punto rianimate dalla salubrità del luogo, che crebbero con una nuova fecondità, e diedero nome a quella terra che anche i successivi abitanti chiamarono Magna Grecia. Tralascio molte altre cose riguardo alle nobili e splendide arti introdotte nel rustico Lazio, che son notissime: nessuno, infatti, potrebbe negare che la nostra cultura derivi da tale connubio, che molti, tra coloro che difendono aspramente la nostra civiltà contro gli altri popoli, certamente considererebbero spurio. Ma c'è di più: quando la tarda antichità, quasi ansimante e sfinita, per non parlar delle guerre che l'avevano sconvolta, riusciva a stento a sorreggere un patrimonio così grande di sapere, prima i persiani, accoltolo, lo curarono e lo coltivarono nella città di Gundeshapur, e poi i saraceni a Bagdad, nella celebre “Casa della Sapienza”. Da loro per altro, non solo è stato conservato con gran rispetto, ma è anche ritornato a noi accresciuto e arricchito: cosa che non sarebbe mai accaduta, se non ci fossero stati alcuni cristiani, come ad esempio quell'uomo straordinario, al secolo Gerberto, per la Chiesa Silvestro II, il quale, dopo essersi scosso di dosso quella diffidenza, che solitamente si ha per i nemici, ebbe il coraggio di andare da loro, cercando la sapienza delle dottrine piuttosto che la vittoria degli eserciti. E che dire del progresso che, scoperto il nuovo continente, giunse in sorte a entrambe le coste dell'oceano? Che dir del fatto che, mentre gli europei s'avvicinavano alle parti più remote dell'Asia, volendo, come certamente credevano, inculcare la propria civiltà in quelle oscure regioni, i loro animi furono abbagliati da così grande splendore, da riconoscere un'umanità come nata dallo stesso seme, ma con fiori diversi?
«Ma nulla di ciò», dirà qualcuno, «avvenne senza l'uso della forza! La guerra, non la pace ha generato tutto questo!». Attento però, a non credere che queste due cose siano lo stesso, solo perché spesso le vedi accadere nel medesimo tempo. Infatti falso è ciò che alcune persone un po' troppo dure dicono, ovvero che i popoli diversi si trovano sempre in conflitto, dal quale deriverebbero queste meraviglie della cultura umana, non diversamente da pietre che a causa di un crollo rovinano al suolo, per costruire un nuovo edificio. Il vero scontro non nasce per natura tra popoli diversi, ma tra diversi generi di uomini, di cui i primi, dovunque siano nati, seguono la sapienza, amano la concordia e curano lo spirito d'umanità; gli altri, benché simulino un amore verso la propria civiltà, in verità non fan che diffondere crudeltà disumana. Dunque facciamo attenzione con quale delle due parti noi vogliamo stare.