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La tradizione natalizia degli States rivive nei gospel di Salt Lake City

Andrea Milanesi domenica 3 dicembre 2006
Quando nel 1893 Antonín Dvorák inserì e rielaborò nella celeberrima Sinfonia «Dal Nuovo Mondo» il tema dello spiritual Sweet Low, Sweet Chariot, il retaggio della tradizione afro-americana era ancora perlopiù estraneo al mondo della musica colta europea; chiamato negli Stati Uniti per ricoprire la prestigiosa carica di direttore del Conservatorio di New York, il compositore ceco fu infatti uno dei primi ad approfondire la conoscenza, comprendere il valore e conferire dignità artistica a un repertorio dal carattere così originale ed esclusivo. Blues, Spirituals e Gospel Songs rappresentano la voce autentica di «quel» popolo, del suo cammino di fede e di speranza, di lotta e di preghiera, di rivendicazioni sociali e di manifestazioni in difesa dei diritti civili; di un sentimento religioso vivo e insopprimibile, che ha spesso dato vita a forme espressive diverse a seconda delle differenti peculiarità etniche e confessionali (cattolica o protestante), tra canti di libertà, di festa o di ringraziamento e brani nati per accompagnare le funzioni nelle chiese o il lavoro nei campi. è dal lontano 1847 che il Mormon Tabernacle Choir attinge a tale ricco patrimonio, divenendo un punto di riferimento imprescindibile per l'interpretazione e la riscoperta delle radici musicali del Nuovo Mondo, appunto; nel 1945, su espressa richiesta del governo statunitense, la compagine corale di Salt Lake City venne addirittura incaricata di registrare una selezione di brani del repertorio natalizio nordamericano per farla conoscere in tutto il pianeta, dando l'avvio a una luminosa carriera discografica costellata di una lunga sequela di premi e riconoscimenti internazionali. L'album intitolato A Mormon Tabernacle Choir Christmas (Sacd pubblicato da Telarc e distribuito da Sound and Music) si pone dunque in continuazione ideale con tale pluriennale percorso e raccoglie al proprio interno classici come I Wonder as I Wander, Joy to the World, The First Noel, Angels from the Realms of Glory (con il suo famosissimo «Gloria in excelsis Deo») e l'immancabile Silent Night; canti che la rinomata istituzione corale americana porta impressi nel proprio Dna da intere generazioni e che in questa esecuzione sprigionano tutta la loro carica di gioia e letizia.