La teologia non è la cenerentola dell'università
Come evitare che la teologia sia considerata alla stregua di una «Cenerentola dei saperi» del nostro tempo? Se ne è discusso ieri in un convegno organizzato dalla Libera Università Maria SS. Assunta (Lumsa), nel quadro dei festeggiamenti per il 70° di fondazione. La relazione principale, «Teologia in Università: il caso italiano», è stata tenuta da Margherita Maria Rossi, che ha evocato il rischio di una deriva scientista nel mondo dei saperi e ha ribadito il ruolo della teologia nello sfidare " citando il filosofo Alasdair McIntyre " quella «frantumazione del sapere unitario» che «sgretola ogni capacità di ricerca veritativa» e che costituisce la cifra della cultura contemporanea. Quindi i professori don Gianfranco Perego e don Giuseppe Marco Salvati hanno illustrato le modalità con cui la teologia viene insegnata, rispettivamente, all'Università Cattolica e alla stessa Lumsa. Perego spiega che la Cattolica conta 32 docenti di «Introduzione alla teologia», il cui insegnamento sembra avere un alto indice di gradimento tra gli studenti. Salvati ricorda il forte spirito domenicano che anima la Lumsa fin dalla personalità della fondatrice Luigia Tincani. All'incontro non ha potuto partecipare Piergiorgio Grassi, che avrebbe parlato dell'esperienza dell'Università di Urbino. Il rettore della Lumsa Giuseppe Dalla Torre, prendendo la parola per la relazione finale, lamenta quest'assenza perché Urbino costituisce un caso unico: quello cioè di una università ex privata e ora statalizzata che però ha conservato un Istituto di Scienze Religiose. Dalla Torre a questo proposito ricorda che dalla seconda metà dell'800 in Italia le facoltà e le discipline teologiche sono state eliminate dal sistema universitario pubblico. «Noi alla Lumsa " sottolinea " abbiamo corsi di teologia inseriti a pieno titolo nei curricula. Abbiamo fatto rientrare dalla finestra, quello che i legislatori laicisti e anticlericali fecero uscire dalla porta». La relazione del rettore era dedicata al rapporto tra «Teologia e professioni». E Dalla Torre ha spiegato come «il recupero del senso degli insegnamenti teologici nel mezzo degli insegnamenti profani passa attraverso un processo graduale di ascesi, inteso il termine nel suo proprio significato etimologico: askesis, in greco, come indicatore non di rinuncia, ma di esercizio, di allenamento, di pratica». Una "ascesi" da sviluppare in tre gradini: «L'acquisizione di adeguata capacità di conoscenza»; «la conoscenza di sé»; «il dialogo con il mondo». Dialogo da intendersi però, alla luce del Vaticano II, come «animazione cristiana del mondo, con la quale si vuole indicare la modificazione delle strutture dell'ordine temporale a seguito della missione salvifica della Chiesa».