Li avete sempre con voi. Nel Messaggio per la giornata di domenica, in cui saremo chiamati a mettere al centro i poveri, il Papa cita Gesù. Quando il Signore denuncia l'ipocrisia di chi finge di voler risparmiare per i bisognosi mentre in realtà pensa ai propri interessi. Oggi come allora sappiamo chi dovremmo aiutare. Il senza dimora che ci commuove a Natale mentre gli altri giorni allunghiamo il passo. La signora seduta per terra a elemosinare qualcosa di caldo perché l'umidità le entra nelle ossa. Ma anche ciascuno di noi, quando il mondo sembra non avere più pareti cui appoggiarsi e la vita diventa un vagare senza meta. Il Messaggio ci chiede di guardare anziché limitarsi a vedere, di passare dal sentire all'ascoltare, di accendere il cuore. Per me la povertà è il ricordo di una tenda in riva alla città, casa di fortuna per mamma, papà e tre figli. Una mano gentile andava ogni settimana a fare le punture al bambino più piccolo e tornava carica di sorrisi. Dati e avuti. Quella tenda in realtà era un invito. A cercare gli invisibili che ci abitano accanto, a capire che sarai felice se renderai felice qualcun altro, ad accettare il ricatto buono della carità. Che ti arricchisce mentre credi di avere meno. E ti manda a scuola di vita da chi non ha nient'altro che quella.