La svalutazione dei terreni agricoli italiani: meno di 20mila euro per ettaro
A descrivere la situazione del mercato fondiario è stata una ricerca curata dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia e diffusa dal Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), oltre che dall'agenzia specializzata Agra. Il dato è semplice: nel 2016 il prezzo medio per ettaro si è attestato poco sotto i 20mila euro, con una lieve variazione negativa dello 0,1% rispetto al 2015. Quest'anno non sembra che la situazione si cambiata. E non solo, perché sono state registrate diminuzioni più pesanti nelle aree di montagna e in pianura nel Nord Est e in Centro Italia. Dalla pratica di campo, poi, l'analisi ha colto la testimonianza di una scarsa attività di scambio, anche se in effetti Istat – guardando all'attività notarile – ha messo in evidenza un aumento del 9% circa delle compravendite. Ciò che più conta, però, è l'indicazione che arriva da più anni. Oggi le compravendite di terreni sono circa il 60% di quanto si registrava dieci anni fa. Le aree dove queste sono cresciute (il Nord Ovest e il Sud ) sono quelle in cui più ampio è stato l'uso dei mutui per l'acquisto di immobili rurali.
Com'è naturale, non tutte le aree agricole italiane hanno vissuto una condizione come quella appena descritta. I prezzi dei terreni a vite oppure di particolari zone collinari, sono cresciuti e anche di molto. D'altra parte però il quadro non è rischiarato nemmeno dalle ultime rilevazioni congiunturali sull'andamento delle produzioni. Secondo Coldiretti, per esempio, è praticamente dimezzato il miele negli alveari, la vendemmia è stata tagliata del 26%, l'olio di oliva prodotto è diminuito dell'11% rispetto alla media dell'ultimo decennio ed è crollato del 23% anche il raccolto di mele. Fra terreni e raccolti, dal punto di vista delle prospettive future, le incertezze permangono.