La strategia di Yael e dei soldati «tiktoker»
sono sempre molto belli, ritratti in divisa e al fronte ma mentre ridono e scherzano, come giovani qualsiasi. Come se tutto fosse normale. 2) Sono tutti simpatici, carini e uguali a tanti dei nostri ragazzi ma pronti a difendere con le armi i loro connazionali. 3) Nei loro video non accennano praticamente mai alla Palestina e ai palestinesi, e se lo fanno è solo per definirli terroristi.
4) I loro profili social vengono alimentati anche in tempi di pace, così da avere il maggior numero di follower in caso di guerra. Non è un caso che Yael e gli altri soldati tiktoker abbiano belle divise, sempre pulite, i capelli con tagli alla moda e curati e (se ragazze) un filo di trucco, anche al fronte. Serve a ricordarci che loro sono come i ragazzi “occidentali” che li guardano da casa. Non come le ragazze che vivono a Gaza in mezzo al dolore, la morte, la fame e la sete e che non hanno certo bei vestiti, bei capelli o trucchi da esibire. Non solo: hanno così poca corrente a disposizione per i loro cellulari che l’ultima cosa alla quale pensano è fare un balletto su TikTok. Yael e quelli come lei invece hanno tutto. Hanno voglia di sorridere e di ridere perché lei, anzi loro «sono nel giusto e hanno la coscienza a posto». In un video la vediamo giocare durante un turno di guardia. A metà del filmato appare un ufficiale. Avrà cinquant’anni o qualcuno di più. Ha i modi spicci. E le fa segno di smettere. Sembra uno dei tanti papà che ogni tanto anche in Italia appaiono su TikTok nei video delle loro figlie. Un altro segno di normalità. Perché accanto a tanti di noi che anche sui social cerchiamo notizie e video verità sulla guerra, tanti altri preferiscono credere che in Israele combattere sia un cosa non solo normale ma anche così bella da vantarsi, esibendola su TikTok. © riproduzione riservata