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La stanza dei bottoni

Eraldo Affinati sabato 13 maggio 2023
Washington è la capitale degli Usa e, come tale, potrebbe simbolicamente esserlo del mondo intero. Percorrerla a piedi significa riflettere sulla potenza e la fragilità del potere. Da Wisconsin Avenue risalgo il Potomac, l’antico fiume indiano dei nativi, i cui scheletri presumibilmente sono sepolti qui sotto, fino al Lincoln Memorial dove fra l’altro decifro i nomi dei caduti in Vietnam. Gli aerei continuano ad atterrare uno dietro l’altro. Visito il museo dell’Olocausto con le strutture dello sterminio nazista ricostruite come in un lego. Sosto in un supermercato mangiando un panino insieme a decine di impiegati durante la pausa pranzo. Uno, in particolare, attira la mia attenzione: triste, solerte, con gli occhialetti da miope. Mentre i suoi colleghi stanno insieme chiacchierando ai tavoli, lui consuma il pasto in un angolo, da solo. Quale sarà stata la sua infanzia? Quali crisi sta vivendo? Questa è la stanza dei bottoni del pianeta dove si decidono le guerre, elaborando il lutto per i morti che ne conseguono. Vi prolificano serial killer, drop out e barboni. Washington è la clinica dell’inconscio contemporaneo. Se volessi psicanalizzare l’America, dovresti venire qui, davanti ai cancelli della Casa Bianca: anche architettonicamente, il grande computer portatile della Terra. © riproduzione riservata