Signore, la velocità a cui viviamo ci impedisce di vivere. Ci scopriamo ansimanti, sempre a fare cose, travolti da agende e scadenze, incapaci di modificare il ritmo della nostra marcia. Tutto avviene toppo in fretta, nessuno sembra avere la certezza di niente, nemmeno di se stesso. Passiamo attraverso le cose senza realmente abitarle, parliamo con gli altri senza udirli, accumuliamo informazioni che mai arriveremo ad approfondire e finiamo, senza rendercene conto, per ritrovarci iperprotetti e diffidenti della vita. In questo modo noi conosciamo il movimento, ma non la quiete. Diventiamo specialisti della parola, ma ignoriamo il linguaggio del silenzio. Riempiamo il nostro cuore con una massa di immagini veloci, ma non con la pratica della contemplazione. Tutto così scorre, fuori e dentro di noi, in un effimero galoppo.
Insegnaci il contrario di questo, Signore. Insegnaci, Signore, il significato dell'ascolto e della presenza. Facci reimparare ciò che è intero, intatto, vero, affabile, fedele, attento, affidabile. Facci capire che ciò non solo è possibile, ma è il dono che ci viene offerto in questo momento. E fa' che osiamo perciò trascendere i nostri stretti calcoli e scegliere più spesso la vita silenziosa; valorizzare gli incontri; rischiare gesti che siano vere seminagioni; riscoprire affetti nei quali si disegna la sorpresa della misericordia.