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La siccità trasforma il foraggio in veleno

Andrea Zaghi domenica 14 agosto 2022
Una pianta foraggera che si trasforma in veleno, decine di bovini che in pochi minuti stramazzano al suolo morti, danni per decine e decine di migliaia di euro. Non si tratta del copione di un film dell'orrore, ma di quanto è accaduto negli ultimi giorni in Piemonte. Un fenomeno certo eccezionale, con risvolti economici importanti, che dice però chiaramente in quali condizioni stia lavorando l'agricoltura italiana.
Alla base di tutto c'è la siccità. Il gran secco e il gran caldo che durano ormai da mesi (nonostante i temporali), hanno determinato un fenomeno che i tecnici conoscono bene ma che non si verificava da tempo. Il sorgo, una delle piante foraggere più comuni, sottoposto a condizioni climatiche svantaggiose può crescere meno del normale e contenere in quantità maggiore del solito un alcaloide (la durrina) che, una volta ingerito dagli animali che si alimentano con il foraggio prodotto da questa coltivazione, produce acido cianidrico con effetti quasi istantanei sui capi di bestiame. È, appunto, quanto accaduto qualche giorno fa: in mezz'ora 50 capi di razza bovina piemontese sono morti. E altri casi simili si sono verificati, seppur con effetti molto più contenuti, nei giorni successivi. In termini economici, il danno sopportato dell'allenatore è stato grosso modo di 100mila euro. Che per un'azienda agricola di medie dimensioni può significare un duro colpo, anche in grado di metterne in forse il futuro. Per questo è iniziata una gara di solidarietà per aiutarlo.
Quanto accaduto, tuttavia, offre lo spunto per tornare a ragionare, anche e soprattutto in termini economici, sugli effetti che il difficile andamento climatico di questo periodo provoca sulla produzione agroalimentare. Che davvero si svolge in una sorta di fabbrica a cielo aperto. Fabbrica che può vedersi azzerare in pochi minuti non solo il prodotto ma anche i mezzi di produzione. Se l'episodio dei bovini piemontesi colpisce per le immagini delle decine di capi morti, riversi nel campo dove pascolavano, deve però far pensare anche il complesso degli effetti economici determinati dalla particolare condizione nella quale l'agricoltura agisce. Solo a causa della siccità le campagne italiane – continua a ripetere per esempio Coldiretti – stanno sopportando tagli del 45% per il mais e i foraggi, del 20% per il latte, del 30% per il frumento duro, del 30% del riso, del 15% per la frutta. Tagli che si traducono in milioni di euro di perdite.