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La serie irriverente di Zerocalcare

Andrea Fagioli domenica 28 novembre 2021
La serie d'animazione Strappare lungo i bordi, di cui si sta parlando molto, scritta e diretta dal fumettista Michele Rech in arte Zerocalcare, è più complessa di quanto possa sembrare di primo acchito, soprattutto se ci si ferma agli episodi iniziali tra i sei di cui si compone e che da alcuni giorni sono a disposizione con notevole successo sulla piattaforma on line di Netflix. Di fatto Zerocalcare (pseudonimo ispirato a uno spot pubblicitario) racconta con il nome di Zero parte della sua vita tra disagi, manie, insofferenze e persino situazioni dolorose e tragiche. Lo fa, però, con autoironia e sarcasmo, con considerazioni a tratti decisamente divertenti per quanto demenziali. Lo fa animando i suoi fumetti, ricorrendo per la narrazione a un parlato romanesco senza sconti, con espressioni colorite, parolacce (una ogni tre parole) e qualche imprecazione davvero al limite. Questo, ovviamente, rende sconsigliabile la serie, soprattutto ai ragazzi, anche se c'è da chiedersi se con un linguaggio diverso otterrebbe lo stesso effetto. Alla forte irriverenza, ma anche alla grande ilarità, si alterna comunque la tristezza. Michele Rech (che è nato a Cortona in provincia di Arezzo, cresciuto prima a Parigi e poi a Roma nel quartiere di Rebibbia) si definisce «un fottuto tristone», che potremmo tradurre con melanconico. Una condizione che lo porta per assurdo dalla volgarità alla poesia, sia pure immediatamente sdrammatizzata. Il finale (senza anticipare niente) ne è la conferma. In ogni caso si tratta di un viaggio alla ricerca di se stesso, della propria definizione, dei propri “bordi” in un confronto continuo con una coscienza critica che nello specifico ha le sembianze di un armadillo con la voce di Valerio Mastandrea, mentre Zerocalcare doppia se stesso e gli amici di sempre.