Vorrei parlare di una piccola cosa, che forse piccola non è. Ecco. Una nonna relativamente giovane, che si occupa spesso di aiutare la nipotina undicenne a fare i compiti a casa, mi dice che la bambina fa un grande sforzo a leggere e non riesce a riassumere quello che ha letto, cosa che moltiplica la sua svogliatezza: «Ho letto, nonna. Ma è meglio che le cose che ho letto me le dici tu». La bambina legge, eppure un minuto dopo non sa più che cosa ha letto. A questo punto è chiaro che non si riesce più a capire cosa significa aver letto. L'atto e la qualità della lettura, anche negli adulti, sono sempre stati un problema. Perfino gli studiosi, che oggi hanno abbracciato la cosiddetta “informatica umanistica” come una meravigliosa risorsa, finiscono per delegare ai loro computer operazioni che i filologi in un tempo assolvevano leggendo lentamente, rileggendo, memorizzando e magari trascrivendo a mano su schede di cartoncino i passi di un libro per loro più interessanti. Oggi, in un attimo, quello che serve lo si “mette in memoria” nel “cervello” del portatile o dello smartphone. All'inizio di questa cosiddetta rivoluzione tecnologica e antropologica, chi usava le nuove tecnologie poteva illudersi di usare uno strumento ma solo “se gli era utile”. Oggi è lo strumento a usare chi lo usa e a creargli una nuova e diversa cultura di base con i suoi tempi, le sue forme e la sua logica di funzionamento. Un bambino “nativo digitale” ignora l'esistenza della carta stampata quando invece dimostra già una disinvoltura tecnica operativa che sorprende e entusiasma gli adulti. Così il nuovo bambino e scolaro digitalizzato, di fronte alla superficie bianca di una pagina piena di minuscoli segni neri di stampa, è facile che abbia un moto di rigetto, se non una reazione di panico. Aprire un libro e vedere che lì niente si muove, niente è colorato e non ci sono immagini a cui dare ordini, gli inibisce la facoltà di capire e ricordare. Certo, vogliamo la didattica in presenza. Ma per fare che cosa? Io farei leggere ai ragazzi a voce alta per dieci minuti e poi darei loro una mezz'ora per riassumere con carta e penna quello che hanno letto. Si potrebbe ripartire da qui: che cosa sono riusciti a capire, a ricordare e a scrivere?