La scuola, la ricchezza delle invenzioni e il futuro dei giovani
Fra i ricordi lontani della mia fanciullezza ci sono anche i dispetti che noi ragazzine ci facevamo tra i banchi di scuola: intingere la punta delle trecce, allora di moda, della compagna del banco davanti, nel calamaio che ognuno aveva a disposizione. Era un modo per fermare la lezione e suscitare litigi e pianti. Naturalmente l'autore di tale misfatto otteneva poi un “penso” che poteva essere una traduzione in più dal primo latino che allora si iniziava a studiare a undici anni, oppure doveva ricopiare 30 pagine di storia. Allora nessuno protestava e la disciplina ci teneva ferme al nostro posto. Era meglio allora o adesso quando si richiede una maggiore capacità di ragionamento e forse di personale iniziativa? L'insegnante di oggi ha davanti a sé una gioventù di idee estremamente libere e autonome dove non è facile introdurre l'interesse per le varie strade di studio. La vita del nostro tempo porta spesso i giovani a dover sopportare difficoltà familiari, a decidere dove può essere il torto o la ragione di genitori che non trovano un accordo sul loro futuro. Tutto questo non solo toglie troppo presto il velo dell'innocenza, ma apre il campo della paura del futuro, dell'incertezza della propria vita e fa credere di essere giudici certi di chi ha dato loro la vita. Tuttavia la nuova ricchezza di invenzioni e di scoperte che il mondo mette oggi a disposizione dei nostri giovani è tale da spalancare le porte della ragione e dell'interesse verso un futuro che apre i suoi confini all'infinito. È questo che siamo chiamati a comprendere e a volte a sopportare nelle loro irrequiete giornate quando la distanza tra la nuova generazione ci sembra insormontabile o difficile da condividere. La giovinezza ha una forza quasi infinita di sopravvivenza, di innovazione, di volontà e tocca a noi cercare di capire e aiutare a trovare il confine tra il possibile e il giusto.