Succede a tutti di sentirsi soli in mezzo alla gente. Un rischio, una paura che la crisi legata al Covid hanno reso più concreti. Lo si sperimenta anche sui posti di lavoro, a cominciare da quelli che richiedono un pensiero collettivo, oltreché la condivisione degli spazi. È la reazione, per certi versi naturale, alla consapevolezza della propria fragilità, fisica, psicologica e, numeri alla mano, occupazionale. Poco per volta la pandemia si è accompagnata al distacco dalle abitudini di sempre e così dalle stanze, dagli uffici dove si consumavano tante ore. Però adesso qualcosa si muove. Il recupero della normalità, o comunque la voglia di riconquistarla, la vedi osservando le scrivanie, che da oggetti anonimi tornano a essere personalizzate, piccoli nidi costruiti a misura del proprio mondo. Nella parete accanto al computer ecco di nuovo i disegni dei figli piccoli, sulla mensola la pianta che pare rinata, nel cassetto il portapenne con i simboli della tua squadra. Tesserine di un mosaico che è solo tuo e che adesso ricomincia a dire chi sei. Certo, non sarà più come prima ma non è detto che sia un male. La tua scrivania, pardón il tuo mondo, stanno lì a testimoniare la voglia di esserci ancora, di rispondere un'altra volta presente. Nel modo in cui sei o vuoi diventare.