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La scossa verde degli Usa di Biden

Francesco Delzio sabato 23 gennaio 2021
L'Europa non è più sola nella titanica lotta contro il cambiamento climatico. È forse questo l'effetto più impattante sulle economie e sulle società del mondo occidentale determinato dall'arrivo alla Casa Bianca del nuovo presidente Joe Biden, che nel suo primo giorno allo Studio Ovale ha firmato il rientro degli Stati Uniti nell'Accordo sul Clima di Parigi, insieme alla nomina di John Kerry come inviato speciale del Governo Usa per il Climate Change. Ma c'è di più. Biden ha già impegnato pubblicamente gli Stati Uniti a raggiungere la carbon neutrality per il 2050: un obiettivo molto ambizioso, che allinea perfettamente la traiettoria della potenza americana a quella seguita dall'Unione Europea e che nel corso di quest'anno potrebbe portare anche il G20 (a guida italiana), i cui membri rappresentano l'80% delle emissioni di gas ad effetto serra del pianeta, a varare politiche più coraggiose per la tutela dell'ambiente.
Andando oltre la geopolitica, la svolta green di Joe Biden avrà conseguenze economiche molto rilevanti. In particolare imporrà agli States - se alle parole seguiranno i fatti - di varare investimenti pubblici simili a quelli programmati dalla Commissione Europea con il "Green New Deal": durante la campagna elettorale, Biden aveva annunciato un piano decennale del valore di 1,7 trilioni di dollari per una rivoluzione dell'energia pulita, accantonando l'uso del carbone negli Stati Uniti e scommettendo sulle energie rinnovabili. Un progetto che equivale ad una vera e propria rivoluzione industriale per gli Stati Uniti, coerente con la nuova "coscienza sostenibile" che si sta affermando in ogni angolo del pianeta sotto la spinta della drammatica crisi da Covid-19. E che delinea uno scenario molto positivo per l'export italiano: se il sistema imprenditoriale americano non è in grado di rispondere rapidamente ad un cambio d'indirizzo della politica economica così radicale, ciò potrebbe aprire opportunità preziose in terra americana sia per i nostri "campioni nazionali" dell'energia (capaci di posizionarsi in anticipo sulla nuova frontiera verde) che per i nostri produttori di macchinari e tecnologici alla base degli impianti eolici e fotovoltaici.
Grazie al processo di convergenza tra sostenibilità e innovazione tecnologica, infine, la "scossa verde" degli Stati Uniti potrebbe accelerare la transizione già in corso (in Europa) verso l'economia circolare e quella rigenerativa. Una transizione che potrebbe vedere le imprese italiane - caratterizzate da proprietà familiare, radicamento territoriale e maggiore attenzione al territorio - in prima fila. Non è più solo uno scenario per inguaribili ottimisti, con il nuovo inquilino della Sala Ovale di Washington.

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