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La scienza, la fede e le tante domande In un libro di successo un po’ di indizi

Andrea Lavazza martedì 9 aprile 2024
Caro Avvenire,
lo svuotante e distorcente tecnicismo, il mero fare della cultura prevalente, il pensiero unico stanno spegnendo la viva e partecipata ricerca del vero. Bisogna favorire fin dalla scuola la maturazione di ciascuno nella identità spirituale e filosofica liberamente cercata. Una brava catechista di 22 anni mi dice che non può più credere: evoluzionismo, Big Bang dimostrano l’inattendibilità della fede. Le chiedo se nella sua serena coscienza sente di credere in Dio. Lei, che ha ricevuto il dono della fede, risponde di sì ed ecco risolto il problema. Il passaggio decisivo dall’astratta ragione al cuore nella Luce. don Giampaolo Centofanti Caro don Centofanti, lei apre un capitolo vastissimo che però risulta centrale e meriterà di essere affrontato in spazi più ampi di questo. Le nuove conoscenze scientifiche ci portano a dubitare dell’esistenza di Dio? La risposta è aperta. Per un verso sì, per un altro no. Prendiamo il best seller di queste settimane Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione, degli studiosi francesi Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies. «I due autori - come ha scritto Andrea Tornielli su “Vatican News” - vogliono presentare le prove scientifiche dell’esistenza di Dio e dunque di un disegno intelligente all’origine dell’universo mettendo in fila una serie di scoperte recenti». Ci riescono? Dipende dal punto di vista del lettore. Di sicuro, il pensiero cristiano più avvertito, come precisa lo stesso Tornielli e hanno argomentato il teologo Giuseppe Tanzella-Nitti insieme al noto fisico (ateo) Carlo Rovelli e proprio oggi su queste colonne Roberto Timossi, diffida di questi tentativi. In primo luogo, perché Dio non è un’entità che la scienza sperimentale può indagare (e su questo tornerò). In secondo luogo, perché cercare una concordanza tra la fede e le ricerche empiriche (sempre rivedibili e falsificabili) espone la prima a spiacevoli spiazzamenti e imbarazzanti aggiustamenti. Ma il successo del libro ci dice anche che tante persone non vedono la scienza come un ostacolo al credere in un Creatore. E se una dimostrazione della verità del teismo non può venire dai calcoli e dalle osservazioni della fisica e dell’astronomia, possiamo ribaltare questo fatto in un argomento contro lo scientismo che tormentava la giovane catechista: calcoli e osservazioni non possono dimostrare nemmeno la falsità del teismo. L’incontro con un Padre che ci dona il Figlio in una storia di salvezza accade invece dentro un percorso individuale che non può essere messo in relazione diretta con lo studio sistematico del mondo. Di certo, tuttavia, persone intelligenti e istruite, sapendo che tra fede e ragione non si dà opposizione, devono trovare un equilibrio tra diverse descrizioni della realtà, pena un’esistenza scissa e, alla fine, insostenibile. C’è insomma, caro don Centofanti, ancora spazio per una libera maturazione spirituale. Più che dalla scienza in quanto tale, io vedo “rischi” dalla tecnologia che promette di renderci la vita facile e lunga, padroni delle nostre scelte e del nostro ambiente, al riparo dal dolore e dalle incertezze esistenziali. In questa bolla di falsa sicurezza (perché non possiamo sfuggire del tutto alla sofferenza e mai alla morte), si chiude spesso il varco al mistero e alla trascendenza. © riproduzione riservata