La scienza, il dogma e la legge del caos
IL «DIRITTO» DI MORIREIl laicissimo Umberto Veronesi ha scritto un libro («Il diritto di morire») a sostegno dell"eutanasia. La Repubblica (venerdì 18) l"ha annunciato in prima pagina e L"Espresso ne ha anticipato il capitolo, che colloca quello di morire tra «i diritti naturali e imprescrittibili». Neanche lui si accorge di inciampare in una contraddizione non componibile con la «laicità». Questa vuole che sia lo Stato la fonte del diritto: infatti nega (vedi leggi sull"aborto e sulla fecondazione artificiale) che quello a nascere sia un diritto «naturale e imprescrittibile» e il Professore lo esclude dal suo lungo elenco di tutto «il corpus fondamentale dei diritti individuali». Dimentica che, se il diritto è «naturale e imprescrittibile», è cosa logica che preesista all"uomo e diviene necessario chiedersi chi lo abbia istituito, non essendo possibile che sia frutto di qualche combinazione di geni o protoni: questo, almeno, Darwin non lo dice. Veronesi non spiega neppure perché, quando qualcuno esercita mediante suicidio il proprio diritto a morire, tutta la società si faccia in quattro per impedirglielo. E perché se, con l"eutanasia, «per l"uomo di fede nascerebbe il dubbio della frattura del patto con Dio», per il laico non possa esistere il dubbio di una analoga rottura con la natura. Ma chi è fortissimo in oncologia, può essere deboluccio in filosofia del diritto.
ABORTO UROLOGICOL"ipotesi di aprire i consultori ai volontari del Movimento per la vita (cosa possibile anche con la Legge 194) è un «atto gravissimo e inaudito» per la diessina Livia Turco, che si dice cattolica, «un rigurgito misantropo e oscurantista» per Marco Rizzo, presidente dei Comunisti italiani al Parlamento europeo mentre per un"operatrice di consultorio nelle Marche, «i consultori dovrebbero essere riqualificati tramite nuove figure professionali come l"andrologo e l"urologo» (l"Unità, domenica 13). Non sapevo che abortire fosse cosa di uomini e fosse simile a far pipì.