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Cunegonda. La santità è esperienza che trasforma se condivisa

Matteo Liut domenica 3 marzo 2024
La santità è “contagiosa”: vivere come testimoni trasparenti della vita di Dio, affascina il mondo e sparge i semi del Vangelo, trasformando le vite. È di questa dimensione condivisa della santità, che ci parla la vicenda di santa Cunegonda, il cui marito, l’imperatore Enrico II appare come lei nell’elenco dei santi. E fu sicuramente l’imperatrice a mettere il seme della testimonianza eroica di fede nel proprio matrimonio, perché proprio il suo modo di vivere il Vangelo spinse Enrico a non ripudiarla, quando si accorse della sterilità della consorte. Nata in Lussemburgo nel 978, a 20 anni Cunegonda sposò Enrico, che nel 1002 fu incoronato re di Germania e nel 1014 imperatore. Poiché la moglie non poteva dargli una discendenza, il sovrano avrebbe potuto ripudiare la donna, secondo il diritto germanico, ma decise di condividere con lei questo stile di vita. Nel 1007 i due coniugi sovrani fecero costruire il Duomo di Bamberga e un’abbazia benedettina. Con la propria dote poi Cunegonda fece erigere il monastero benedettino di Kaufungen nel 1021. Fu qui, che nel 1025, un anno dopo essere rimasta vedova e aver retto l’Impero per qualche mese, Cunegonda si ritirò infine a vita monastica. Morì nel 1033 o, secondo alcune fonti, nel 1039. Altri santi. Santi Marino di Cesarea e Asterio, martiri (III sec.); san Tiziano di Brescia, vescovo (V sec.). Letture. Romano. Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25. Ambrosiano. Es 32,7-13b; Sal 105 (106); 1Ts 2,20-3,8; Gv 8,31-59. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata