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La rosa della vendetta, la sceneggiata è turca

Andrea Fagioli domenica 9 giugno 2024
Ieri sera su Canale 5 si è conclusa Terra amara, ma gli appassionati di cose turche non sono rimasti a bocca asciutta, tutt’altro, perché già dal giorno precedente, venerdì, hanno cominciato ad appassionarsi (beati loro) a La rosa della vendetta, che addirittura fa un salto di qualità nell’inventarsi storie impossibili. Se Terra amara (di cui uno dei protagonisti, Aras Senol, ha nel frattempo vinto L’isola dei famosi) procedeva sulle rive del Bosforo tra contrastate vicende amorose, sguardi languidi e frasi al miele, La rosa della vendetta abbandona Istanbul per trasferirsi nell’interno, nella città di Bursa, che a suo tempo fu anche capitale dello Stato Ottomano, ma soprattutto si avventura nel racconto dell’odio di una madre verso il proprio figlio e viceversa, anzi: più viceversa. Ma andiamo con ordine. Zafer, la donna più bella di Bursa, abbandona il marito e i due figli, Gulcemal e Gulendam, per fuggire con un altro uomo. Il ragazzino Gulcemal, dopo che il padre si è suicidato per il dolore, rintraccia la madre e uccide l’amante. La donna a quel punto maledice il figlio: «Avrei voluto non averti fatto nascere. Nessuna donna ti amerà mai». Con un salto temporale ritroviamo Gulcemal adulto, ricco e potente, di nuovo in cerca della madre per un’ulteriore vendetta. Da qui in poi, mentre entra in scena una misteriosa ragazza, ne succedono di tutte con una serie di intrecci imbarazzanti. In poche parole al drammone delle serie turche sembra non esserci limite. Pensavamo di aver già visto tanto con la rammentata Terra amara e prima ancora, per limitarci a Canale 5, con Endless love (tuttora in onda), Bitter sweet e Cherry season, ma La rosa della vendetta ci fa ricredere e ci pone in maniera più decisa l’interrogativo su come la Turchia sia potuta diventare il secondo esportatore di contenuti televisivi al mondo dopo gli Stati Uniti. © riproduzione riservata