Il cambiamento è stato così rapido e inaspettato, che non abbiamo avuto il tempo di rifletterci a fondo. Dopo decenni di dominio assoluto della gerontocrazia in Italia, la "rivoluzione dei Quarantenni" al Governo e in politica sembra aver chiuso ufficialmente la questione generazionale nel nostro Paese. Potrei dire (con inelegante autocitazione) che la Generazione Tuareg ha trovato la sua oasi. O che finalmente abbiamo sconfitto in Italia la "sindrome di Cicerone", basata sull'inno alla gerontocrazia del più grande oratore classico che amava ripetere «la vecchiaia ha una così grande autorità da valere molto più di tutti i piaceri della giovinezza».Con Matteo Renzi per la prima volta il salto generazionale è diventato "fisicità politica", aumentando palesemente l'energia e il ritmo dell'azione politica. Con un metodo di governo più veloce, caldo e ambizioso dei suoi predecessori, Renzi sta dimostrando in Italia e in Europa che l'anagrafe può diventare una variabile politica decisiva. Com'era stato (per citare due modelli a lui cari) con Tony Blair e Bill Clinton. Ma questa fiamma potrà rimanere accesa a lungo, solo mettendo al fuoco buona legna. E sul piano delle policy di governo, la questione si complica terribilmente. Perché proprio nell'era dei Quarantenni al potere l'Italia ha raggiunto il record negativo della disoccupazione giovanile, il tasso di trasformazione dei contratti precari in assunzioni ha toccato il minimo storico, la fuga dei cervelli italiani all'estero ha raggiunto cifre da esodo biblico. Non è casuale. Durante la grande crisi il sistema produttivo ha scelto, infatti, una strada "conservatrice": di fronte all'esigenza di tagliare forza-lavoro, ha scelto nella maggior parte dei casi di tenere i vecchi lavoratori iper-garantiti e di rinunciare ai nuovi, tagliando brutalmente lo stock di contratti flessibili. È nata così la Generazione Out: fuori dal mercato del lavoro, costretta a cercare chance fuori dal nostro Paese.Sarà dunque la sorte di questa generazione a decretare se la Rivoluzione dei Quarantenni ha posto davvero fine alla "questione generazionale". Sarà il destino dei quasi 5 milioni di under 40 che oggi in Italia non hanno una vera ragione per scendere dal letto e uscire di casa – perché disoccupati, inoccupati, neet e scoraggiati – e dei quasi 100mila l'anno che fuggono oltre i confini nazionali. Ma qualche segnale positivo sul fronte dell'occupazione giovanile, finalmente, si vede. Il 2015 sarà l'anno della "rigenerazione"?@FFDelzio