La riscossa delle castagne, che hanno rotto anche il riccio della burocrazia
La castagna invece rischiava di scomparire, dopo anni di raccolto magro dovuto a un insetto proveniente dalla Cina, battezzato Cinipide. Ma i castanicoltori non si sono persi d'animo e hanno trovato, dieci anni fa, l'insetto antagonista che ora sembra aver avuto la meglio, tant'è che si parla di un raccolto di castagne del 25% superiore rispetto allo scorso anno. Fulvio Viesi, da Castione di Brentonico, mi ha mandato un filmato del suo castagneto arioso, con i mucchi di ricci che sta raccogliendo. E di fianco a quelle immagini ha scritto: «Quando rispettiamo la natura, lei paga sempre».
Ci ha creduto Fulvio e attraverso l'Associazione delle Città della Castagna si è confrontato mettendo in comune i risultati. Ma anche qui ci troviamo come sempre in un'Italia che viaggia a due velocità. C'è quella che vuole risolvere i problemi e quella che, davanti a un problema, si accontenta dei contributi. Anzi, i contributi talvolta sono l'opportunità e questa è la storia triste che per troppo tempo ha attraversato la nostra agricoltura.
Un caso analogo sembra quello degli ulivi nel Salento, attaccati dalla xylella fastidiosa, e ancora non sembra arrivata una soluzione definitiva, con colpi di scena che spesso hanno vanificato la ricerca, causato ritardi. C'è un antagonismo in natura e anche fra gli uomini, a seconda degli interessi che si perseguono. Ma quello che sconcerta è che il regista, ossia l'istituzione di ogni ordine e grado, resti a guardare.
Quella della castagna mi è sembrata invece una presa di iniziativa di tanti castanicoltori (le aziende in Italia sono 34 mila e gli ettari dedicati a questa coltura ben 750 mila) che, a quel punto, sono entrati in sinergia con le istituzioni. Chi si è mosso in ritardo, invece, non raccoglierà neppure quest'anno.
Intanto si celebrano le sagre e le feste dedicate al frutto. A Venasca, nel Cuneese, l'appuntamento è per il 21 ottobre, dove verrà presentato anche il panettone farcito con le castagne realizzato dal siciliano Nicola Fiasconaro, che ha scelto di delocalizzare in Piemonte la sua attività, avviata a Castelbuono (Palermo). E questo è il segno che, dove si sviluppa un'economia agricola sana, nascono nuove opportunità imprenditoriali. Cioè riparte l'Italia, che non è una Repubblica fondata sul contributo. Ma sul lavoro. Facciamocene una ragione.