Quest'anno la produzione totale agricola potrebbe essere sostanzialmente pari a quella dello scorso anno. La previsione arriva dall'Ismea ed è utile per capire cosa aspetta le imprese del comparto. Mettendo insieme le valutazioni sull'andamento dei consumi e le indicazioni sulla tendenza delle produzioni, è infatti possibile delineare un quadro fatto di luci e ombre. Stando alle indicazioni che emergono dall'Outlook di Primavera dell'Ismea, nel 2006 lo scenario di base della produzione totale agricola dovrebbe rimanere «sostanzialmente» uguale a quello registrato nel 2005. I vegetali potrebbero raggiungere un +0,5%, mentre gli allevamenti perderebbero ancora un 1% rispetto all'anno precedente.
Cosa dedurre da questi numeri? Per ora almeno una considerazione. Le ultime annate agricole sono state caratterizzate da andamenti tutto sommato anomali, che non hanno fatto bene ai tentativi di programmazione dei bilanci. Dopo un 2003 in perdita, gli agricoltori hanno beneficiato di un portentoso 2004 (con un balzo del +13,7% del valore aggiunto), e sopportato un pessimo 2005. Confrontando i dati generali (derivanti da Istat e Ismea), potrebbe essere possibile pensare ad un 2006 in grado di frenare il tracollo registrato nel 2005 e di sfruttare, in termini di valore aggiunto, le buone posizioni acquisite nel 2004. Guardando "dentro" l'analisi Ismea, tuttavia, è subito chiaro che dopo le indicazioni generali occorre osservare quelle relative ai singoli comparti, ma, soprattutto, occorre tenere conto della aleatorietà delle produzioni vegetali e animali. Scherzi del clima da una parte e ulteriori sconquassi di mercato dall'altra, potrebbero infatti alterare profondamente le previsioni effettuate dall'Istituto per gli studi sui mercati agricoli.
Rimane la discreta positività dell'attuale quadro congiunturale, confermata anche da altre valutazioni sul fronte dei consumi effettuate da Coldiretti che, sempre questa settimana, ha valutato in crescita del 2,8% la spesa delle famiglie italiane non solo per gli alimenti ma in generale per i vari "prodotti della ruralità" di cui è possibile usufruire. Quest'anno, per esempio, dovrebbe crescere del 10% il fatturato dell'agriturismo. Altri dati positivi si rilevano circa l'andamento della bilancia alimentare con l'estero in miglioramento per la diminuzione delle importazioni e dell'aumento dell'export. Che l'agricoltura stia ancora oggi attraversando una lunga fase di ristrutturazione lo si desume comunque dal continuo abbattimento in termini occupazionali: nel 2006 la perdita dovrebbe essere del 3% dopo l'8% dello scorso anno.
I prossimi mesi, quindi, saranno tutti da valutare, ma la razionalizzazione delle strutture produttive, la ricerca di nuovi mercati, la limatura dei margini di guadagno e dei costi, l'affinamento delle intese di filiera, il rafforzamento dei comparti più competitivi sembrano comunque essere alcune strade lungo le quali politica e imprenditoria devono per forza andare di pari passo.