Rubriche

Celestino V. La rinuncia è profezia se compiuta per l’amore

Matteo Liut domenica 19 maggio 2024
La rinuncia può essere profezia? Sì, se avviene per un amore più grande: ecco perché Celestino V è santo, ovvero Pietro da Morrone, che nel 1294 rinunciò addirittura al Pontificato. Una scelta che, a distanza di secoli, oggi continua a provocarci. Era nato tra il 1209 e il 1215 in Molise e per un certo periodo aveva provato l’esperienza monastica benedettina; ben presto, però, Pietro aveva capito di sentirsi chiamato a un’esistenza da eremita. Il suo stile improntato alla radicalità, alla semplicità e alla bontà d’animo attirò numerosi discepoli, assieme ai qual si stabilì sulla Maiella: nacquero così gli Eremiti di San Damiano, i Celestini, poi approvati da Urbano IV nel 1264. Con l’appoggio del cardinale Latino Malabranca e di Carlo II, re di Napoli, la famiglia religiosa di Morrone vide crescere i monasteri, incorporando anche diverse abbazie in decadenza. Il 5 luglio 1294, dopo 27 mesi di abdicazione, venne eletto Papa. Davanti alla chiesa di Santa Maria di Collemaggio, che lui stesso aveva fatto costruire nel 1287, ricevette la tiara che era stata di Innocenzo III e il nome di Celestino V il 29 agosto. Celestino V però si rese conto di non avere le risorse per tenere testa agli interessi politici in gioco e si dimise il 13 dicembre successivo. Morì a Fumone, prigioniero, il 19 maggio 1296. Altri santi. San Dunstano, vescovo (910-988); beata Pina Suriano, vergine (1915-1950). Letture. Pentecoste. Romano. At 2,1-11; Sal 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27;16,12-15. Ambrosiano. At 2,1-11; Sal 103 (104); 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20. Bizantino. At 2,1-11; Gv 7,37-52-8,12. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata