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La riduzione della spesa a tavola vale 24 miliardi

Andrea Zaghi domenica 30 agosto 2020
I consumi alimentari italiani sono in frenata. È un segnale importante che deve essere tenuto in gran conto. Ed è qualcosa che se da un lato ha precise cause, dall'altro non pare avere soluzioni chiare se non quella di far crescere i redditi dei consumatori oltre che superare la pandemia di Covid-19. Perché alla base del crollo degli acquisti - stimato per ora da Coldiretti nel 10% -, è la forte diminuzione del giro d'affari della ristorazione che non viene compensata dal leggero aumento della spesa domestica.
I dati risalgono a qualche giorno fa e potrebbero presto cambiare. Stando ai numeri più aggiornati, comunque, il taglio complessivo della spesa a tavola degli italiani potrebbe aggirarsi per ora attorno ai 24 miliardi. «Siamo tornati – evidenzia Coldiretti – indietro di dieci anni su valori del 2010 nonostante che in termini percentuali si sia verificato un aumento rispetto alle altre spese che hanno avuto un crollo maggiore secondo Confcommercio». Si tratta di qualcosa che, tra l'altro, sta "rivoluzionando" gli equilibri all'interno della vasta e multiforme filiera agroalimentare.
In sintesi però, i coltivatori stimano che da quando è iniziata la pandemia in Italia, il 57% delle 730mila aziende agricole abbia registrato una diminuzione dell'attività. A soffrire sono un po' tutti i comparti: dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche i salumi e i formaggi di alta qualità. Così come le verdure di quarta gamma, cioè gli ortaggi forniti al consumatore già lavati, tagliati e pronti al consumo. A questo proposito, Confagricoltura fa sapere che il 30% delle famiglie ha ridotto i consumi di quarta gamma anche dopo la fase acuta della pandemia, e oltre il 10% di coloro che compravano insalate in busta ha abbandonato il prodotto; mentre con alcune riaperture, le vendite sono rimaste comunque costantemente inferiori, intorno al 20%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ancora condizionate dalla debolezza della domanda del canale ristorazione. Sorte pressoché simile per i consumi più estivi. Ancora secondo Coldiretti, la spesa turistica sarebbe già crollata del 30% soprattutto a causa della diminuzione di stranieri e della ridotta disponibilità economica degli italiani.
Di fronte a tutto questo, è chiaro che occorre riconsiderare l'intero sistema della produzione, trasformazione e distribuzione alimentare. Cosa non facile da fare, ma obbligatoria per tutti.