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La Rete sta con la sorella accolta e si ricorda i detti del Vangelo

Guido Mocellin domenica 11 ottobre 2015
La notizia non c'entra con il Sinodo - che rimane al vertice dell'informazione religiosa digitale, col 40% dei post. O forse sì, visto che, a suo modo, è una storia di famiglia e di accoglienza data e negata. La notizia non c'entra neanche con papa Francesco, con l'intersecarsi tra la fede in Cristo e le questioni bioetiche o sociali, o in genere la vita quotidiana, visto che, a quanto ho letto, nessuna delle protagoniste (l'ausiliaria di un asilo nido privato, la sua direttrice, la madre di una piccola ospite) fa riferimento, diretto o indiretto, al Vangelo o al Catechismo. Eppure c'entra.La notizia ha invece a che fare con la Rete, dal momento che registra alti picchi di popolarità sui social network, sia nella versione riportata da "Avvenire" (http://tinyurl.com/py44scv ieri ripresa pure in una lettera al Direttore), sia in quelle de "La Stampa", de "L'Huffington Post", di Google News che la rilancia dall'Ansa, di "Giornalettismo"... Anche se nasce da un mezzo tradizionale e locale: "La Nuova Ferrara". E anche se rapidamente ci sono "montate sopra" le televisioni.La storia, si sarà capito, è questa: ci sono due sorelle, una delle quali, affetta dalla sindrome di Down, lavora per diversi anni in una scuola materna. L'altra sorella mette su un piccolo asilo nido e, fatti tutti i passi che andavano fatti, prende la prima a lavorare, come assistente delle educatrici. Una mamma non condivide la situazione e ritira la propria bambina.Chi si esprime in Rete a commentare la storia è per la massima parte solidale con le due sorelle e severo (eufemismo: come al solito, il condivisibile sdegno prende perlopiù la forma del dileggio e dell'insulto) con la mamma. Ma sono contento di sottolineare che, proprio in due commenti al post di "Avvenire", risalti la parola che più di tutte il Vangelo ci suggerisce di dire: «Non fare agli altri ciò che non vuoi che gli altri facciano a te stesso» (Annamaria Ciotola), e, ancor più pregnante secondo il mio sentire, «Poveri noi quando non sappiamo vedere il volto di Dio» (Angela Carpenito).