La Rete ci fa ricchi? Forse, ma tanti ostacoli frenano l'accesso
Prendiamo l'Italia. Nel nostro Paese ben il 38,7% degli individui non accede a Internet. Oltre uno su tre. Contro il 16,7% degli austriaci, il 10,4% dei tedeschi, il 14,4% dei francesi, il 10,6 degli svizzeri e il 19,4% degli spagnoli. Per non parlare di Islanda, Norvegia e Svezia, dove solo il 10% della popolazione non usa la Rete.
Spostandoci di continente, negli Stati Uniti solo il 12% della popolazione non accede a Internet. Ovviamente, le cose cambiano molto nelle nazioni in cui la povertà e le carenze tecnologiche sono drammatiche. Per esempio, in Eritrea solo l'1% della popolazione accede a web, app e social. E non sono messi meglio in Ciad (3%), Congo (4%), Burundi, Repubblica Centrafricana e Guinea Bissau (5%), Sierra Leone e Madagascar (6%), Togo (7%), Somalia (8%), Malawi e Mozambico (9%).
In Nazioni come la Corea del Nord, invece, c'è un evidente problema di libertà. Infatti solo lo 0,06% degli abitanti può accedere alla Rete in "maniera controllata". Discorso a parte merita la Cina. Internet là va molto bene: ci sono quasi 700 milioni di utenti. Peccato però che non possano navigare liberamente visto che ogni loro scelta è regolamentata dal "Grande firewall", un sistema tecnologico di censura che, con la complicità di giganti come Google, decide quali siti e quali servizi siano "adatti" ai cinesi.
Torniamo al punto di partenza: quasi metà della popolazione mondiale non accede a Internet. Ma se gli venisse data l'opportunità di farlo, come si comporterebbe? Quali scelte farebbe? Cosa cercherebbe in Rete? Domande alla quali ha provato a dare una risposta (pur con mille limitazioni) il Pew Research Center, prestigioso centro studi statunitense. La ricerca del Pew si è concentrata su quel 12% di americani che non si sono mai connessi a web e social, fornendo tablet e computer connessi alla Rete a un campione di 112 persone (maggiori di 50 anni) che non avevano mai utilizzato Internet.
Il primo dato interessante che emerge da questo studio è che quattro persone su dieci (il 39%) non hanno comunque cambiato abitudini. Non hanno cioè usato i tablet e i pc che gli erano stati forniti per accedere a Internet. Non avevano e non hanno bisogno della tecnologia. Il 70% di chi si è connesso ha avuto problemi tecnici, con l'uso delle password (43%) e persino (32%) a imparare a usare il touch screen. Una volta online, il 61% del campione ha fatto queste scelte: il 26% ha cercato notizie, il 21% ha utilizzato un'app, il 19% ha navigato in Rete, il 14% ha mandato messaggi ed email ad amici e parenti, mentre il 13% ha provato un social network.
C'è un'altra ricerca del Pew che merita attenzione. Mostra una correlazione tra utenti e Internet legata all'età, ma anche al reddito e alla scolarizzazione. In pratica, negli Usa, il 99% dei ragazzi tra 18 e 29 anni, il 98% degli adulti che guadagnano più di 75.000 dollari all'anno e il 98% dei laureati sono utenti di Internet. Il cosiddetto "digital divide" non è più solo un fatto tecnologico, ma anche sociale ed economico. A ricordarci che essere connessi alla Rete è una vera fonte di ricchezza ci pensa il rapporto "We are social", che evidenzia come ai primi posti della classifica mondiale di accesso a Internet vi sono nazioni come Qatar, Emirati Arabi e Corea del Sud, con rispettivamente il 99% degli abitanti connessi per i due Paesi arabi e l'83% dei coreani. In Italia, lo ricordiamo, siamo al 61,3%. Con tutto quello che ne consegue.