Non è affatto così semplice capire cosa comporta, nel normale svolgersi della vita di coppia, il fatto che ognuno di noi proviene da una storia. Sono storie in cui si intrecciano i fili di molte relazioni, che hanno tutte contribuito, pur in modo differente, a fare di noi quello che siamo.
Freud diceva che quando ci innamoriamo abbiamo la sensazione di “riconoscere” l’oggetto: è come se la persona che attira in modo particolare il nostro interesse portasse misteriosamente in sé qualcosa di noto, che ce la fa percepire come non del tutto estranea. Questo avviene perché l’inconscio cerca e riconosce tra le diverse persone che ci è dato incontrare quella che in quel momento è più “complementare” con noi, e lo fa pescando nelle configurazioni che ci portiamo dentro, proprio a partire dalla storia delle nostre relazioni.
Ma proprio perché la scelta porta in sé questa traccia l’inconscio influenza la nostra capacità di leggere l’altro in modo oggettivo, nella sua complessità, e gioca sulle nostre aspettative, sia nei suoi confronti che nei confronti della nostra relazione. Si creano perciò delle “interferenze” tra passato e presente, che non è sempre facile smascherare.
Imparare a prendere consapevolezza di queste interferenze è importante, per evitare che i vissuti del passato si sovrappongano in maniera eccessiva con la realtà presente; si tratta però di un percorso lungo e forse mai del tutto compiuto, che chiede continui aggiustamenti nel tempo.
Ne vale comunque la pena: liberare l’altro per quanto possibile dalle nostre proiezioni allarga la libertà di entrambi, e ci permette di vederci e ascoltarci l’un l’altro in modo più sereno.
Non è possibile qui approfondire in modo completo la dinamica di cui sto parlando, ma forse non è nemmeno necessario: la cosa importante è ricordare quella che possiamo definire “la regola della risonanza”: quando viene toccata, in noi o nell’altro, un’area di vulnerabilità particolare legata al passato, la reazione sarà sproporzionata rispetto all’evento. Quando questo accade, provocando difficoltà relazionali, vale la pena interrogarsi e provare a capire di cosa si tratta.
Ogni coppia sa che ci sono aree della relazione in cui è più difficile addentrarsi, e che ci sono argomenti che è più difficile toccare senza dare inizio a un conflitto particolarmente acceso. Ci sono modi di litigare ripetitivi, con uso di argomenti ripetitivi, persino di offese ripetitive. L’affetto reciproco spesso in questi casi non è sufficiente, perché proprio lì si nasconde qualcosa che in uno dei due suscita una reazione poco comprensibile all’altro: mentre uno si muove sul piano del presente (ti sto dicendo/chiedendo questo oggi, nella realtà che condividiamo, con le sue logiche e i suoi limiti) l’altro gli risponde lasciando risuonare aree del passato (quello che mi stai dicendo/chiedendo ha altri significati per me, che tu non capisci).
Se ciò che accade mette in risonanza in uno dei due qualcosa di personale e profondo la comunicazione sarà messa in scacco: ciò di cui parliamo non riguarderà più solo la realtà specifica della nostra relazione, perché si aggancia ad aree di vulnerabilità e a eventi che hanno lasciato qualche ferita ancora aperta. Dobbiamo imparare a tenerne conto; in caso contrario, più parole useremo per cercare un chiarimento e più finiremo per allontanarci: le lunghezze d’onda sono diverse, e non si può che uscirne stremati e frustrati, come per un dialogo tra sordi.
© riproduzione riservata