La radio dove i deejay non sono degli umani
Qualcuno di voi se lo ricorderà sicuramente: fino al 1974 nessuno in Italia poteva aprire una radio privata. Solo la radio pubblica – allora si definiva “di Stato” – poteva trasmettere notizie, parole e musica. Tutto cambiò, nel gennaio 1975, quando Radio Parma sfidò il monopolio. Seguirono Radio Milano International (marzo 1975) e Radio Roma (giugno 1975). Da lì in avanti nacquero centinaia di radio libere in tutto il Paese.
Fra due anni saranno 50 anni da quando esistono le radio private. Alcuni dei conduttori storici non ci sono più, altri sono in pensione. Ormai il business radiofonico se lo spartiscono soprattutto pochi grandi gruppi, ma le cose anche in questo campo potrebbero presto cambiare per colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) dell’intelligenza artificiale. Fra poco infatti debutterà il primo programma radiofonico dove i conduttori non sono umani. I primi test sono previsti fra poche settimane.
Intendiamoci, le radio italiane sono anni che usano computer e automazioni per gestire la programmazione degli spot pubblicitari e in alcuni casi anche il flusso dei brani musicali. Ma questa novità è una piccola rivoluzione. Come ha raccontato Newslinet.it «70-80 sarà la prima emittente condotta da Peperoni AI, intelligenza artificiale italiana realizzata da 22HBG». Al momento si tratta di un solo programma radiofonico, ma in potenza tutta una radio potrebbe esse presto gestita solo dall’intelligenza artificiale. Ciò che colpisce non è tanto il fatto che il sistema computerizzato cercherà da solo le notizie e poi le trasformerà in interventi da far leggere ai conduttori digitali, ma che questi «avranno voci artificiali che si ispireranno allo stile dei grandi deejay degli anni Ottanta e Novanta».
Per capirne qualcosa di più abbiamo contattato direttamente 22HBG ma su un punto non abbiamo trovato risposta: quanto sarà chiaro agli ascoltatori che il conduttore del programma che stanno ascoltando non è umano? C’è un’altra domanda importante: cosa frenerà alcuni editori dal licenziare a breve i conduttori umani preferendo loro un’intelligenza artificiale che non fa le bizze, non si ammala e non chiede aumenti? Su questa questione Massimo Rinaldi, l’ingegnere che segue il progetto, ha già messo le mani avanti con Newslinet.it: «Dimostreremo che questa applicazione di intelligenza artificiale non sottrarrà lavoro agli umani». Qualcosa però non torna. Secondo la nostra interlocutrice di 22HBG , il loro sistema in futuro sarà anche in grado di condurre giochi radiofonici, interagendo con gli ascoltatori. A questo punto gli ottimisti penseranno che ha ragione l’ingegner Rinaldi e quindi l’intelligenza artificiale renderà solo più vario e più competitivo il mondo radiofonico. E che mai sostituirà completamente gli umani nella conduzione di programmi radiofonici. Non possiamo che augurarci che abbiano ragione. Ma il futuro potrebbe riservarci ulteriori sorprese come la nascita di dibattiti radiofonici tra voci diverse, tutte gestite dall’intelligenza artificiale perché rappresentino le varie tendenze politiche e culturali del Paese. Oppure un programma di dialogo con gli ascoltatori dove a rispondere e dare consigli alle persone sarà una macchina. Anche su questo punto Marrazzo ha risposto a Newslinet.com: «Noi diciamo che se una radio adotta un sistema automatico di generazione dei contenuti è necessario che usi sempre e comunque un moderatore umano. Non dobbiamo mai spegnere il cervello».
PS Aggiornamento importante: oggi Spotify ha annunciato che sta puntando ad un sistema che userà voci sintetizzate dall'intelligenza artificiale per trasformare le playlist degli utenti in programmi radionici personalizzati.
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