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Clemente I. La radice delle divisioni? Credersi i migliori

Matteo Liut sabato 23 novembre 2024
Pensarsi migliori, credere di valere più di altri o arrogarsi il diritto di giudicare tutto e tutti: sono queste le radici delle discordie, delle divisioni e dei conflitti. Ce lo ricorda con estrema chiarezza e attualità san Clemente I, attraverso la sua lettera indirizzata ai Corinzi. È meglio per tutti «essere trovati piccoli», scrive Clemente, che «avere apparenza di grandezza» ed essere rigettati dalla speranza di Cristo: un invito che questo Papa scriveva a una comunità del suo tempo come strada per superare le divisioni. L’alternativa allo scontro, come scriveva il terzo successore di Pietro dopo Lino e Anacleto, non è lo sterile esercizio di una bontà artefatta, ma la capacità di affidarsi a Dio e umilmente rivivere il suo “stile” in mezzo agli uomini. Il rischio è che gli interessi di pochi prevalgano sul bene comune, come stava succedendo a Corinto all’epoca del pontificato di Clemente, che fu Papa tra l’88 e il 97 circa e che forse in gioventù fu collaboratore di san Paolo. La sua lettera, che, come tutti i suoi scritti, rivela una profonda conoscenza delle Scritture e dei testi ebraici, offre anche una riflessione preziosa sul ruolo e sul primato della Chiesa di Roma, che si faceva già allora carico dei problemi che avrebbero potuto mettere a rischio la comunione nelle altre Chiese locali. Poco si sa della morte di Clemente, ma il Martirologio Romano lo ricorda come martire. Altri santi. San Colombano, abate (525-615); beata Margherita di Savoia, religiosa (1390-1464). Letture. Romano. Ap 11,4-12; Sal 144; Lc 20,27-40. Ambrosiano. Ger 2,1-2a.30-32; Sal 129 (130); Eb 1,13-2,4; Mt 10,1-6. Bizantino. Gal 5,22-6,2; Lc 10,19-21. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata