Giornata uggiosa metà anni '70, Zelio Zucchi si aggira per la redazione sportiva del "Corriere della Sera" reclamando più spazio per un pezzo sul basket. All'ennesima sbuffata, il colpo di tacco fulminante del collega Guido Lajolo: «Piantala Zelio, meglio un cross di Roccotelli che la finale della Nba!». Massima che ha scavallato il secolo scorso e il maestrale l'ha trascinata nel terzo millennio fino in Sardegna, a Monserrato (Cagliari). È li che vive e lotta l'eroe di carta di Lajolo. Una delle "figurine" ancora più ricercate in tutta la provincia pallonara (Barletta, Avellino, Cesena, Ascoli, Cagliari, Taranto, Nocera Inferiore, Foggia, Caserta, Sassari e Selargius) in cui è passato: Giovanni Roccotelli. "Cocò" dal baffetto alla Dalì, artista del dribbling e inventore - con tanto di copyright, riconosciuto persino da "O'Rey" Pelè - della «Rabona». Tradotto: «Piede destro dietro al ginocchio sinistro e calcio al pallone». Un numero che ha reso immortale questo "Garrincha dei poveri". Da Zidane fino a Lamela, ogni volta che la «Rabona» torna a galla si grida al «miracolo» e si cominciano a tirare in ballo i padri putativi, dimenticando spesso il vecchio Roccotelli. «La prima Rabona? La feci sul campo di Coverciano in partitella, segnando pure due gol, e il ct, sbalordito, mi disse: "Scusa, ma come ti è venuta sta roba qua?"» Mistero della rabona di Cocò.