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La questione “Quote” per i ministri di culto

Vittorio Spinelli giovedì 18 maggio 2023
Corrono 5 anni, dal lontano 2019, allorquando fece la sua comparsa sulla scena della previdenza la pensione con le “quote”. Prima Quota 100, seguita da Quota 102, e oggi Quota 103.
Ancora oggi, 5 anni di circolari, messaggi e precisazioni varie sull’accesso ai nuovi canali di pensionamento non sono stati sufficienti, né ai Ministeri né all’Inps, per fornire un’indicazione ufficiale sull’applicazione delle Quote anche ai ministri di culto. Nella cronaca del tempo, spicca una estemporanea dichiarazione, di anonima fonte Inps, rilasciata notte tempo il 9 marzo 2019 all’agenzia Ansa, prescelta come straordinaria fonte di diritto. Una sbrigativa dichiarazione per asserire che la legge non fa riferimenti al Fondo di previdenza per il clero. Alcuni ministri di culto hanno invece presentato regolare domanda di pensione in Quota, trovando accoglimento presso il Comitato di Vigilanza del Fondo di categoria, ma con immediata opposizione del Consiglio di amministrazione dell’Inps che ha annullato d’imperio ogni potenziale fuga in avanti.
Tra le norme accessorie alle Quote, la legge indica espressamente la facoltà per i lavoratori interessati di poter accedere utilizzando il cumulo gratuito di contributi versati nelle varie gestioni dell’Inps, senza eccezioni. Di fatto l’Inps nega però a coloro che possiedono anche contributi “clero” (come ex ministri di culto poi laicizzati, oppure oggi vocazioni adulte) di poter utilizzare il cumulo di legge. Questo blocco è sostenuto pervicacemente dall’Istituto, perfino contro il Servizio Studi della Camera dei Deputati (relazione di febbraio 2019). Altrettanto incomprensibile è negare lo stesso cumulo gratuito e universale per altre misure nel Fondo Clero (nuove pensioni, riscatti, accrediti ecc.). Quote o non quote, le difficoltà affrontate sia dai lavoratori sia dai ministri di culto, inducono ad una delicata riflessione: i contributi da chiunque versati del Fondo Clero hanno diversa natura dagli altri contributi obbligatori dovuti alla previdenza? Se, come logico, non esiste alcuna differenza di valore, negare il loro utilizzo paritario nei vari ambiti della previdenza apre un profondo solco di diversità di trattamento che nessuna interpretazione dell’Istituto di Via Ciro il Grande è in grado di colmare, e costantemente esposta a severe censure di incostituzionalità. © riproduzione riservata