La prof Samar insegna la speranza alle rifugiate
Studiare robotica, partecipare a competizioni internazionali di fisica e scienze, confrontarsi con coetanee di ogni parte del mondo. E nello stesso tempo essere un'adolescente di Irbid, Giordania, e vivere nel brulicante formicaio di un campo profughi per palestinesi. Le alunne della professoressa Samar Nazzal sono un concentrato di curiosità, vitalità e speranza. E insieme il simbolo di ciò che la scuola può fare in questa parte del mondo: togliere dai pericoli della strada, sottrarre a matrimoni precoci, offrire gli strumenti per emergere dall'abisso della miseria.
Tutto questo è ben chiaro a Samar, quattro figli ormai cresciuti, anche lei rifugiata palestinese, da quasi 30 anni insegnante in una delle 169 scuole (per un totale di 118mila studenti) sostenute in Giordania dall'Unrwa, l'agenzia dell'Onu nata nel 1949 per assistere e proteggere centinaia di migliaia di rifugiati palestinesi dopo la guerra arabo-israeliana dell'anno precedente.
Samar Nazzal - Foto da twitter
Samar, finalista nel 2018 al Global Teacher Prize che premia il docente più bravo del mondo, ogni anno insegna scienze a 350 ragazzine tra i 10 e i 15 anni. Poiché le alunne sono numerosissime, si dividono in due turni, al mattino e al pomeriggio. Un numero ristretto di loro può frequentare il Robot Club, dove Samar insegna a inventare dispositivi come un cestino di rifiuti intelligente o una stazione antincendio di intervento rapido o uno sfogliatore automatico di pagine per lettori disabili. «La maggior parte delle mie studentesse appartiene a famiglie di rifugiati palestinesi, molte di loro sono poverissime e dipendono dagli aiuti dell'Unrwa – racconta la docente ad Avvenire –. Le mie alunne devono affrontare diverse sfide fuori e dentro la scuola. Fuori c'è povertà, mancanza di condizioni minime di vita, matrimoni precoci e abbandono scolastico. Dentro c'è sovraffollamento, con classi di 40 o 50 ragazze».
Samar Nazzal scatta un selfie con le sue allieve - Un frame da Youtube
Le allieve non possiedono telefoni cellulari né computer, ma Samar stimola le studentesse migliori a partecipare a competizioni di scienze, fisica e robotica; nel 2019 il Robot Club ha partecipato al Loma Start T Finland con un progetto chiamato "Una giornata al parco divertimenti", raggiungendo il primo posto in Giordania ed entrando nella finale dei primi dieci nel mondo.
Bisogna vederle, le ragazzine nel video che illustra il progetto: misurano l'energia sviluppata dalle collisioni degli autoscontri, l'accelerazione di un'altra giostra, la distanza coperta dalle cabine di un'altra... Bisogna vederli, quegli occhi pieni di curiosità, quei volti rivolti al futuro. «Molte ragazze vogliono partecipare ai miei corsi di robotica perché ne capiscono l'impatto sul proprio futuro – continua la docente –. Tutte le studentesse che hanno partecipato in questi anni al Club hanno finito gli studi e alcuni di loro anche l'Università, grazie a borse di studio».
Da qualche anno a Irbid sono arrivate centinaia di famiglie siriane, che si sono assiepate nelle casupole di calcestruzzo. Secondo l'Unrwa, un terzo dei rifugiati del campo profughi di Irdib ha un reddito sotto la linea di povertà, il 44 per cento non gode di assistenza sanitaria e il 16 per cento soffre di un problema cronico di salute. «Amo lavorare con le studentesse, la loro energia è contagiosa. La parte difficile è la situazione umanitaria, e le condizioni di lavoro precarie a causa della carenza di mezzi. Ma questo non ci ferma dal dare loro la migliore formazione. Noi insegnanti ad Irbid abbiamo un compito e una responsabilità: non tagliare le ali alle nostre alunne e alimentare la loro speranza di spiccare il volo».