Che cosa mettiamo oggi in cronaca? Dopo la dozzina di pagine sulla guerra, naturalmente. A cosa dedicare il poco spazio rimasto? È un dilemma: dopo tanta angoscia, che fare? Le notizie “altre” non mancano. Ad esempio (chiedendo scusa per l'autocitazione) “Avvenire” ieri destinava due aperture al patto tra Draghi e il sindaco Manfredi «per salvare Napoli» e ai quattordici Comuni sciolti per mafia in un anno. Scelte. Nello stesso giorno (30/3) “Corriere”, “Repubblica” e “Stampa” assegnavano una pagina intera al caso della preside di un liceo romano sotto inchiesta con l'accusa di aver intrattenuto una relazione con uno studente: pur se maggiorenne, non si fa. Notizia di grande rilievo nazionale? A tutta pagina mentre l'indagine è in corso? Inutile negarlo: l'ipotesi del brillante diciannovenne traviato dalla disinibita cinquantenne solletica i gusti più ruvidi dei lettori, ma te l'aspetteresti su un rotocalco, non su quotidiani dai nobili lombi e nobilissime aspirazioni culturali. Lo studente confessa tutto ai compagni, ai genitori, ad altri professori. La preside nega e grida al complotto dei docenti che la odiano. Gli ispettori indagano. Temiamo sia solo la prima puntata. Alleggeriamo? C'è chi appesantisce, come in Afghanistan (“Corriere”, 30/3): «Senza barba non si lavora». E c'è chi (Melissa Panarello, “Stampa”, 30/3) indaga nella cronaca più oscura, come l'omicidio efferato di Carol Maltesi, esplorando il fondo più malsano del cuore di alcuni uomini: «Vuoi così tanto un corpo da annientarlo». E infine c'è chi riesce a volare alto, come Karima Moual nel suo racconto sulla “Repubblica” sull'«altra Castel Volturno: “L'ex paese da favola non è solo un ghetto”». È subito dopo il mega-servizio sulla preside. Si spera che i lettori non abbiano chiuso il giornale, sazi, e abbiano voltato pagina. (Prima che ci pensino i colleghi creativi del “Manifesto”, suggeriamo noi un titolo sull'invasione che si prolunga senza esito: «Insoluta russa»).