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La potenza del racconto nelle tante storie di Lodi

Giuseppe Matarazzo lunedì 9 ottobre 2023

È lo scatto simbolo della guerra in Ucraina, la foto dell’Anno del World Press Photo 2023: durante l’assedio di Mariupol, una donna incinta, Iryna, viene evacuata su una barella dall’ospedale pediatrico, ferita all’addome. Morirà mezz’ora dopo aver dato alla luce il corpo senza vita del suo bambino, Miron (“Pace”). Lo scatto del giornalista e fotografo ucraino, Evgeniy Maloletka, racconta tutta «la sofferenza umana causata dall’invasione russa»: «Questa storia rimarrà sempre con me», dirà. Uno scatto che ha fatto il giro del web e che ora è fra le immagini simbolo del Festival della Fotografia Etica di Lodi, presente fisicamente con la mostra internazionale itinerante del World Press Photo (il concorso di fotogiornalismo e fotografia documentaria più famoso al mondo) e vincitrice della categoria Master del World Report Award – Documenting Humanity dell’appuntamento lombardo.

L'assedio di Mariupol in Ucraina visto da Evgeniy Maloletka (World Press Photo) - @ Evgeniy Malotetka

Siamo pieni di immagini, fra siti, social e telefonini, in migliaia, si sono messi in fila per vedere le mostre e partecipare alle proposte del Festival lodigiano, cresciuto di anno in anno nelle sue 14 edizioni, fino a diventare un riferimento ormai della fotografia impegnata. Perché? «Perché è un’altra cosa, si passa dalla cronaca spicciola, al racconto - dice Alberto Prina, direttore del Festival e vera anima, sin dall’inizio, di questa visione inedita e profonda della fotografia -. Le foto le puoi trovare online, certo. Ma la potenza di spostare il corpo e lentamente andare a cercare le immagini e fermarsi a guardarle, è un’altra cosa. In un percorso in cui ognuno può ritagliarsi il proprio festival, e con uno specchio, vicino o lontano, guardare il proprio mondo sui temi più diversi». E ce ne sono di temi e di mostre a Lodi, da ritagliarsi in un cammino collettivo e personale insieme, lungo quattro weekend, fino al 29 ottobre (il programma delle mostre, degli incontri, dei laboratori per bambini, biglietti e dettagli sul sito www.festivaldellafotografiaetica.it).

Un evento atteso da appassionati di fotografia, ma non solo, che raggiungono la cittadina lombarda per immergersi in un concentrato di storie da tutto il mondo, per riflettere e stupirsi. «Storie uniche, emozionanti ma necessarie», dichiara ancora Prina: 20 mostre, oltre 200 fotografi (anche 300 se si considera il circuito off) provenienti da 40 paesi diversi e 5 continenti, oltre 700 immagini esposte. Cuore espositivo è sempre il World Report Award – Documenting Humanity, a Palazzo Barni. A partire dalla categoria Master, vinta appunto da Evgeniy Maloletka e poi la categoria Spotlight, vinta da Bob Miller con il reportage The Last Generation: Zoey’s Dream, in cui i sogni dell’adolescente Zoey Allen si scontrano con la crisi delle medie aziende agricole americane. Fra le altre, c’è poi la categoria Short Story, vinta da Alessandro Cinque con il reportage Alpaqueros, che racconta la questione della crisi climatica attraverso la situazione che stanno vivendo gli allevatori di alpaca in Perù.Grande attenzione, come sempre, per la sezione “Uno Sguardo sul Mondo”, visitabile presso il Palazzo della Provincia, che propone un percorso realizzato in collaborazione con Agence France-Press sulla crisi climatica. «Crisi, non solo cambiamento climatico - evidenzia Prina - a testimoniare l’urgenza di quello che sta avvenendo». Lo Spazio Approfondimento proporrà due nuovi progetti dell’organizzazione no-profit Vital Impacts guidata da Ami Vitale, nota fotografa del National Geographic, mentre lo Spazio No Profit nel chiostro del ex-ospedale Gorini propone quattro progetti, fra cui quello del fotografo Filippo Venturi per l’organizzazione PsScore con Awakenings, che racconta come ogni anno molti nordcoreani, in prevalenza donne, tentano di scappare in cerca di una vita migliore per loro e per le proprie famiglie. Venturi sarà protagonista anche di un incontro sull’intelligenza artificiale e di «come questa cambierà ancora il rapporto con le immagini e il digitale», evidenzia Prina. «Quando in qualche modo sarà tutto fake, allora l’unica cosa che farà la differenza sarà l’autorevolezza. E solo la strada dell’impegno sul campo potrà distinguere l’artificiale dal reale».

E se a Palazzo Modignani scorrono le “Vite degli altri” con quattro bellissimi focus fotografici che vogliono indagare la stretta relazione che si crea tra le persone e il luogo in cui vivono, Elegia Lodigiana di Gabriele Cecconi nella sede della Cavallerizza descrive l’identità di questo territorio, in una indagine antropologica che guarda al futuro. Con occhi diversi. Quelli che a Lodi si nutrono delle storie di tutto il mondo.

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