La politica e lo sport, quando i Giochi avevano un colore
Quattro anni prima in Italia si inaugurava l'opera dell'architetto Enrico Del Debbio: quello che allora si chiamava Foro Mussolini e che oggi è noto al mondo come Foro Italico. L'Accademia di educazione fisica, lo Stadio dei Marmi, lo Stadio dei centomila (che poi diventerà l'attuale Olimpico), l'imponente obelisco in marmo di Carrara: un luogo pensato per celebrare l'apologia fascista, ma che ha saputo dimostrarsi capace di trasformarsi ospitando l'edizione forse più bella di sempre dei Giochi Olimpici: quella del 1960, quella di Cassius Clay, di Nino Benvenuti, dei piedi scalzi di Abebe Bikila, di Wilma Rudolph e dello studente torinese Livio Berruti che regalò l'immagine più romantica: un volo di colombe che si levò ad accompagnare il suo sprint d'oro.
Dunque se è ben noto come le dittature di destra del '900 abbiano inteso strumentalizzare lo sport, molto meno lo sono alcune esperienze da sinistra. In Italia nel 1923, per contrastare lo strapotere della Gazzetta dello Sport e promuovere lo spirito popolare e socialista fece la sua comparsa la rivista Sport e Proletariato e che fra il 1921 e il 1937 si organizzarono quattro edizioni estive e tre invernali degli International Workers' Olympic Games. In sostanza, quale reazione ai Giochi Olimpici "tradizionali", considerati eventi dedicati a classi sociali aristocratiche, queste "olimpiadi dei lavoratori" si opponevano a ogni forma di sciovinismo, sessismo, razzismo e esclusivismo sociale. La prima edizione (non ufficiale) venne organizzata a Praga nel giugno del 1921. Se l'anno precedente le nazioni che avevano perso la Prima Guerra Mondiale erano state escluse dai Giochi Olimpici di Antwerp, a Praga partecipavano invece tredici nazioni che pochi anni prima si erano ferocemente affrontate nelle trincee. Dietro non alle singole bandiere nazionali, ma all'unica bandiera rossa simbolo del movimento dei lavoratori, sfilavano atleti in rappresentanza di Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Gran Bretagna, Finlandia, Francia, Germania, Polonia, Svizzera, Usa, Urss e Yugoslavia.
Oltre a gareggiare in (poche) discipline sportive ai Giochi Olimpici dei lavoratori, la competizione verteva su duelli artistici, musicali, politici. Anzi, pare che molte nazioni interpretassero proprio queste disfide come quelle principali, mentre i Finlandesi (che prendevano molto sul serio le competizioni sportive) si trovarono a essere leader assoluti del medagliere. Nei giorni compresi fra il 31 gennaio al 2 febbraio del 1925, la città tedesca di Schreiberhau, ospitò la prima edizione "ufficiale" dei Workers' Games, pur nella loro versione invernale. Ancora una volta fu la Finlandia a dominare il medagliere. Nell'estate dello stesso anno, a Francoforte, la prima edizione estiva considerata ufficiale e passata alla storia anche per la sua particolarissima cerimonia di apertura: una sorta di dramma teatrale, intitolato Worker struggle for the Earth (La lotta del lavoratore per il pianeta) interpretato, per le strade della città tedesca, da 60.000 attori e un coro musicale di 1.200 persone. In questa edizione furono 11 le nazioni rappresentate e 3.000 gli atleti. Comparve anche il football e, di nuovo, la Finlandia fece la voce grossa, vincendo 31 dei 44 eventi sportivi.
Seguirono altre due edizioni, sia invernali sia estive: nel 1931 e nel 1937. L'ultima volta fu ad Antwerp, che sostituì la sede designata di Barcellona che rinunciò a causa della Guerra Civile spagnola. Nell'estate del 1937 andarono in scena diciotto discipline (fra cui gli scacchi, il tiro alla fune, la pelota basca e la pallavolo). Un brutto segnale fu la mancata partecipazione della Germania: il regime nazista aveva infatti chiuso la ATSB (Arbeiter Turn und Sortbund), la Federazione tedesca dei lavoratori sportivi. La settima edizione, quella del 1943 fu assegnata a Helsinki, capitale di quella Finlandia che tanti successi sportivi aveva avuto nelle edizioni precedenti, ma non andò mai in scena, schiacciata dalla tragedia della II Guerra Mondiale. Dopo il conflitto, mai più Workers' Games. Lo sport sarebbe presto diventato tutt'altra cosa.