Avendo seguito un po' distrattamente e con una certa perplessità la rubrica “Poesia d'oggi”, che Paolo Febbraro tenne per un anno, dall'inizio del 2013, sul supplemento Domenica del Sole 24 Ore, commentando testi inediti di autori italiani, è per me una sorpresa constatare che quell'attività settimanale ha finito per produrre un libro inaspettatamente importante. Poesia d'oggi. Un'antologia italiana (Elliot, pp.140, euro 18,50) compare ora con tutte le poesie, tutte le note di commento di Febbraro e una premessa di Armando Massarenti, direttore del supplemento e corresponsabile dell'iniziativa (che in seguito e fino a oggi è proseguita presentando poeti stranieri in traduzioni d'autore). Ho detto che questo è un libro importante: rivela anche, retrospettivamente, l'interesse e la novità di un impresa sulla quale avevo dei dubbi. “Può avere importanza la poesia?” (Can Poetry Matter?): con questo titolo interrogativo il poeta americano Dana Gioia, oggi sessantenne, pubblicò un quarto di secolo fa un libro che mostrava quanto il problema sia da decenni, quasi dovunque, all'ordine del giorno. La poesia, il più antico, nobile, longevo dei generi letterari, lotta con un presente culturale che sembra ostacolarne la visibilità pubblica e la stessa lettura. Eppure la sua duttilità e maneggevolezza (concentrazione, intensità espressiva, a volte efficacia comunicativa) farebbero pensare, d'altra parte, a una sua speciale capacità di circolazione anche nei nuovi media. La situazione della poesia è effettivamente ambigua e le sue caratteristiche ambivalenti. Si può leggere poesia quasi senza accorgersene. Sembra avere un dono mercuriale dell'ubiquità che le permette di circolare anche fuori della forma libro. La si può trovare facilmente in rete. La si può ascoltare nelle pubbliche letture. Sta di fatto però che i libri di poesia non si vendono. Si può quindi ripetere, ancora una volta, che la poesia non è una merce, non riesce proprio a esserlo. E questo, in un mondo in cui il mercato è tutto, la emargina, la rende invisibile e la santifica. L'antologia di Febbraro, soprattutto per la qualità del tutto insolita dei suoi commenti ai testi, crea un mondo, una comunità di sessanta autori. O più precisamente mostra quanto le singole poesie possono essere vicine, prossime, parenti strette nel tradurre in parole ciò che nella nostra vita quotidiana è reale di una realtà che quasi sempre ci sfugge.