Si chiama empatia quel sentimento che mette in relazione le persone, ma anche realtà terze che iniziano un cammino di costruzione. In questi giorni a Vighizzolo d'Este è in corso la convention dei pizzaioli contemporanei, ossia quelli che hanno iniziato un percorso nel 2012, sottoscrivendo un manifesto virtuoso in 12 punti per portare il piatto più celebre del nostro ricettario all'altezza dell'alta cucina italiana. E ogni anno si ritrovano a riflettere nella sede del Molino Quaglia, non solo su qualità e tecniche di impasti, ma anche su aspetti del cosiddetto fattore umano. Il titolo di quest'anno è stato appunto «Pizzeria empatica». Il professor Massimo Donà – filosofo, direttore di un master sul cibo e il vino all'Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano – è stato invitato ad aprire i lavori con una relazione dove ha provato ad andare a fondo della parola empatia, che a suo avviso riguarda qualcosa di inclusivo e un'immedesimazione con l'altro. Ed ha preso spunto proprio dalla pizza gourmet, quella che vede il connubio di ingredienti di alta qualità (il cosiddetto topping) posti su una base di pasta fragrante realizzata con lievito madre e lunghi processi. Ebbene, la qualità di quella pasta esalta gli altri ingredienti e viceversa, e quindi simboleggia qualcosa che ha a che fare con una conseguenza dell'empatia: l'unità. «L'unità vera – ha riferito Donà ai giovani pizzaioli – non è quella che mortifica le differenze, ma le esalta. Esalta le differenze, unendole. Mentre il professore parlava, guardavo i volti degli 80 pizzaioli (che in verità sono dei cuochi) e percepivo, in quel silenzio teso a conoscere, che stavano vivendo un momento in cui veniva loro aperta la mente in un luogo empatico. Nel frattempo avevo appena chiuso i giornali dove la Coldiretti denunciava che la burocrazia mette in fuga 3 giovani su 4. E fa impressione pensare che 22mila giovani under 40 hanno presentato domanda per l'insediamento in agricoltura nel Sud Italia e il 78% di essi s'è visto respinto per ritardi e inefficienze delle Regioni, con il rischio concreto di restituire i denari comunitari relativi ai Piani di sviluppo rurale. Sullo sfondo della sala convegni dove mi trovavo, intanto, campeggiava la definizione di Empatia di Theodor Lipps: «L'atteggiamento di chi riesce a instaurare una relazione armoniosa con gli altri, riuscendo a coglierne lo stato d'animo, entrando così in sintonia con i sentimenti e le emozioni altrui». Ora, questa frase dovrebbe essere messa negli uffici dove i burocrati, pagati, distruggono i sogni altrui solo per inefficienza e irresponsabilità. Perché l'empatia manca davvero in questo Paese: fra governanti e governati, fra controllori e controllati. Ma c'è bisogno di un cambio di mentalità... come i pizzaioli radunati in assemblea insegnano.