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La pifferata di Tevez e quelle arbitrali

Italo Cucci martedì 25 febbraio 2014
Non so oggi ma ai miei tempi quella “pifferata” di Tevez (altro che trombetta!) avrebbe avuto il significato di una presa in giro. Il gesto era caro a Giovannino Stoppani, Gian Burrasca, e il mitico Gabrielli l'aveva registrato così nel suo dizionario: «Sei stato un bel piffero a farti fregare così». Per creare quel bellissimo gol in Juve-Toro l'Apache s'era servito di un pallone lanciatogli da Asamoah lungo un liberissimo corridoio non presidiato dai difensori granata: una “pifferata” tecnica. Amen. Ma quando all'80' Pirlo ha visto impunito il suo sgambetto a El Kaddouri - rigore a occhio libero, altro che moviola - ho atteso inutilmente la “pifferata” del barbuto fuoriclasse che sarebbe stata adattissima alla circostanza. Poi anche Conte ha ammesso che sì, il fallo era da rigore: ma com'è noto, l'arbitro non è infallibile, anche se si chiama Rizzoli, il Migliore, ed è coadiuvato da due occhiuti guardiani di porta (nel caso Calvarese). Insomma: un errore ci starebbe. In generale, ne son convinto anch'io. In particolare, se un errore favorisce la Juve il discorso s'allarga, e al rigore negato al Toro s'aggiunge anche il cartellino rosso negato a Vidal, poi uscito dal campo non per sanzione arbitrale ma per saggia decisione di Conte. E son bastati pochi minuti - dopo il fattaccio da rigore - perché alle campane festose degli juventini rispondessero le trombe guerresche dei giallorossi capitolini, ampiamente registrate dai media romani e destinate a suonare per mesi. Perché se la prima vittima di Rizzoli è il Toro, la vittima “globale” è la Roma, incalzante concorrente allo scudetto: una scelta arbitrale a dir poco imprudente ha riaperto la “guerra dei 33 anni” iniziata con lo storico annullamento del gol di Turone a Torino (10 maggio 1981). Del che si sarebbe fatto volentieri a meno, visto che certe faide sono spesso fonte di violenze e che la Juve lo scudetto dovrà andare a giocarselo proprio a Roma, contro i giallorossi, l'11 maggio, penultima di campionato. Rimando la pratica a Nicchi & Braschi, presidente e designatore degli arbitri, che dovrebbero predicare ai loro sottoposti non spavalderia - largamente diffusa - ma umiltà prudenza e saggezza nella forma, cara ai grandi (vedi Collina), della collaborazione: Rizzoli avrebbe dovuto non solo accontentarsi dell'auricolare muto ma interpellare Calvarese, e anche El Kaddouri, che non ha fama di cascatore, e lo stesso Pirlo, che ha fama di uomo leale. Contesto la moviola in campo - sciocca e perditempo - raccomando la consultazione rapida e gli arbitri “parlanti” che non lasciano dietro il proprio mutismo una scia infernale. Nicchi sa che di questi tempi il controllo dovrebb'essere raddoppiato, triplicato. Quando giorni fa gli ho chiesto come giudicasse il lunghissimo digiuno di rigore dell'Inter, mi ha risposto che la casualità non può influenzare gli arbitraggi; visto domenica Russo chiudere gli occhi sull'abbattimento in area cagliaritana di Icardi, nasce il legittimo sospetto che non di casualità si tratti ma di vendetta, chessò, contro Lamento Mazzarri. Un complotto? Forse solo una prolungata “pifferata”. Inter, non “farti fregare così”. Ribellati.