Oggi mezzo milione e più di persone celebrano il Ferragosto in un agriturismo a caccia di prodotti tipici, verde e magari anche fresco. Giro d'affari miliardario che bene fa ai bilanci di migliaia di imprese agricole. Ma anche segnale di una ripartenza da (troppo) tempo agognata e sperata che viene confermata, tra l'altro, dai traguardi da primato raggiunti dalle vendite all'estero. Tutto bene, quindi, per l'agroalimentare italiano. Salvo una serie di "problemi" che vanno da quelli interni - come le infrastrutture, la burocrazia e la litigiosità che comunque non manca mai lungo la filiera -, a quelli internazionali come la concorrenza accesa da parte di alcuni Paesi alla quale si aggiunge quella illecita di altri (almeno per i nostri parametri di produzione e qualità). A confermare anche questo lato dell'agroalimentare nazionale, è la notizia diffusa qualche giorno fa dai coltivatori diretti. Falsi Asiago, Parmigiano Reggiano e Mortadella Bologna saranno presto leciti in Cile. Mercato di non grande peso quello cileno, si direbbe, ma certamente mercato che si aggiunge alla serie ormai lunga di piazze commerciali nelle quali i falsi prodotti agroalimentari italiani pullulano con grande facilità. Il risultato è sintetizzato in un solo numero: cento miliardi di danni ogni anno nel mondo. Certo, la scelta del Cile potrebbe essere bloccata, ma, fanno notare i coldiretti, occorre fare in fretta e a muoversi deve essere l'Unione Europea. Il tema dei falsi agroalimentari italiani non è d'altra parte di oggi, ma continua a non essere risolto. A dover essere conciliate, ci sono legislazioni differenti, abitudini alimentari opposte, l'effetto di quello che viene chiamato italian sounding, la presenza di grandi gruppi internazionali, le lentezze dei processi decisionali e le convenienze incrociate della politica. Il risultato? Più di due prodotti agroalimentari "italiani" su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Con casi limite come quello degli Usa nei quali il 99% dei formaggi "italiani" sarebbe falso nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese. La stima effettuata dalla Coldiretti è piuttosto semplice: con la lotta al falso made in Italy a tavola si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia. Che, detto in altri termini, significa una cosa sola: il successo di Ferragosto non basta certo a risolvere tutti i problemi dell'agroalimentare migliore al mondo.