M ilioni persi ogni mese in termini di vendite all’estero, 70 miliardi di euro il valore del comparto, quasi 100mila posti di lavoro in ballo. La questione della Peste suina africana (Psa) si può sintetizzare in questi pochi numeri, ai quali se ne può aggiungere ancora uno: il primo cinghiale morto a causa della peste trovato in Lombardia. Questione più che cruciale che adesso minaccia di salire di livello. In termini economici è facile capire cosa accade. «Da gennaio 2022 la filiera suinicola perde 20 milioni al mese di export», ha sottolineato il presidente di Assica, Pietro D'Angeli aggiungendo che il blocco delle vendite verso quei Paesi terzi che hanno chiuso all'invio di carni e salumi italiani in via precauzionale, senza riconoscere l'applicazione del principio di zonizzazione come invece fa l'Ue, sta devastando il settore. «Le iniziative poste in essere – ha spiegato il vertice degli industriali dei salumi –, hanno rivelato diversi limiti ed ora non è più rinviabile un’azione decisa e più intensa di prima per la messa in totale sicurezza di quelle aree culla della suinicoltura come l'alto Piemonte, la Lombardia e l'Emilia Romagna che vengono minacciate da vicino dalla comparsa di nuovi focolai». Ultimo, appunto, in Lombardia con il ritrovamento «accertato, di una carcassa di cinghiale infetta a Bagnaria (Pavia), zona del salame Varzi Dop» come ha sottolineato Cia-Agricoltori italiani. Ma su cosa fare e come, non sembra che le idee sia ancora chiare e condivise. Abbattimenti e zonizzazioni, muri e controlli serrati oltre che blocchi della circolazione dei suini e dei derivati, appaiono accavallarsi. Mentre si tira in gioco l’Europa. «Quella della Psa è una criticità internazionale – ha detto Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, spiegando che – nei prossimi giorni faremo un tavolo con la Francia, nell’ottica della solidarietà Europea, visto che non è un problema solo italiano». E ha ricordato di avere messo a disposizione anche l’esercito. Tutti, però, sono d’accordo sulla necessità di fare presto e bene. In gioco c’è moltissimo. Coldiretti Lombardia, qualche mese fa aveva spiegato: «La diffusione della peste suina minaccia quattro salumi di qualità su cinque prodotti in Lombardia». In Piemonte, dove la Psa ha iniziato a diffondersi prima, sempre la Coldiretti ha sottolineato come sia «potenzialmente esposto l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che conta circa 3mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni e 1 milione e 200mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti delle principali Dop italiane». Per capire cosa c’è in gioco, bastano pochi numeri: il 90% degli allevamenti, si concentra in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Ecco perché occorre fare presto e soprattutto bene.
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