La pellicola “bio” fa bene alla frutta
Tutto è stato reso possibile dall’uso di sostanze non sintetiche, provenienti da alghe in alcuni casi e dal cedro in altri, applicate con una particolare tecnica a strati direttamente sulla superficie dei frutti da conservare che, dopo aver avuto il trattamento, vengono confezionati normalmente.
I ricercatori spiegano come questi materiali siano capaci di formare una pellicola sottile e trasparente, una sorta di barriera protettiva sulla superficie del prodotto, che non ne altera l’aspetto e nemmeno il gusto, ma che riduce la perdita di umidità, il deterioramento microbico e i danni ossidativi con il risultato di migliorarne significativamente la conservabilità e le caratteristiche chimico-fisiche e qualitative. Oltre
che ridurre gli sprechi: perché la frutta che si conserva meglio rischia meno di finire nella spazzatura. Le prime prove sono state condotte sul melone e hanno funzionato. Ancora dal CREA spiegano come l’obiettivo di “POFACS” sia quello di migliorare non solo il grado di conservazione degli alimenti freschi, ma anche la loro sicurezza e sostenibilità: tutti elementi importanti per il mercato. Certo, la ricerca deve andare avanti, le prove su altri frutti devono essere svolte e controllate, occorrerà poi quella che i tecnici chiamano ingegnerizzazione del processo che dovrà essere reso accessibile alle imprese. Ma una cosa è certa: l’ortofrutta nazionale potrebbe presto avere dalla sua un nuovo strumento di competitività. © riproduzione riservata