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La pedagogia torni a farsi profezia

Goffredo Fofi venerdì 18 maggio 2018
Afare le Cassandre non ci si sbaglia mai, ha detto qualcuno. Aveva ragione, ché il mondo non migliora, nonostante le menzogne che si e ci raccontano gli ammiratori del presente, di questo presente. La Storia, quello «scandalo che dura da diecimila anni» e oltre, continua a uccidere, a mortificare, a opprimere singoli e masse e finanche la natura. La Storia, cioè il Potere che ha al suo servizio migliaia o milioni di persone pronte a mentire su tutto, in parte pronti perfino a credere alle menzogne che raccontano in cambio di un piccolo o grande tornaconto. Alcuni dei pensatori più avvertiti del nostro tempo – rarissimi, e raramente dalle università – lamentano l'assenza di profeti nella cultura del nostro tempo, e l'abbondanza invece di guru, di predicatori e pubblicitari interessati o beoti. Profeta e profezia non sono parole di moda, e quando rischiano di diventarlo bisogna perfino diffidarne, perché il loro uso può essere facilmente distorto. Tra gli ultimi grandi profeti non ci sono stati solo grandi filosofi o santi, anche scrittori, e perfino “di genere”, nati e cresciuti nella “cultura di massa” come quelli della fantascienza “sociologica” o “apocalittica” (per inciso: tanti anni fa Eco scrisse Apocalittici e integrati, e molti giovani come me gli risposero di non sentirsi né apocalittici né integrati, ma dentro la schiera di chi intendeva ancora cambiare il mondo, cambiare la vita, il “pubblico” come il “privato”. E in effetti ci si provava, in giro per il pianeta, prima delle grandi sconfitte collettive degli anni a venire) Bene, per reagire all'assenza di profeti, convinti e attendibili, il gruppo della rivista “Gli asini” ha organizzato proprio da oggi un seminario ospitato dagli amici valdesi nella loro comunità di Velletri, dal titolo, che è parso a molti bizzarro, di “Pedagogia e profezia”. Contro la trasandata tecnolatria della pedagogia contemporanea, ormai una scienza morta come la sociologia, si cercherà, in gruppo, insegnanti, studiosi, operatori sociali, studenti, di ragionare su cosa proporre e per cosa lottare nel campo della scuola e della cultura, intendendo la cultura come conoscenza utile all'affermazione di un mondo migliore, solidale, giusto, in cui trovarsi “confederati” in un progetto di sana e santa convivenza. L'utopia ha bisogno di profezia, che riguardi prima la società e poi la scuola, la possibilità, per i nuovi nati e per tutti di poter ancora parlare di futuro e di sperarci, contribuendo ognuno e tutti affinché non sia di continuata o di nuova barbarie.