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La Passione di Pietro Metastasio riletta dal boemo Josef Myslivecek

Andrea Milanesi domenica 12 marzo 2006
«Dove son? Dove corro? Chi regge i passi miei? Dopo il mio fallo non ritrovo più pace, fuggo gli sguardi altrui, vorrei celarmi fino a me stesso'»: con le parole dello sperduto apostolo Pietro si alza così il sipario sulla Passione di nostro Signore Gesù Cristo, testo che, grazie al genio letterario e drammaturgico del "Poeta Cesareo" Pietro Metastasio, è divenuto uno dei libretti più amati e frequentati da illustri compositori settecenteschi come Caldara, Jommelli e Salieri. Alla guida delle solide compagini del Chorus Musicus Köln e della Neue Orchester, ma anche di un quartetto di cantanti solisti non sempre all'altezza della situazione, il direttore tedesco Christoph Spering ci invita invece alla riscoperta di un meno conosciuto adattamento musicale della Passione metastasiana: quello realizzato dal boemo Josef Myslivecek (1737-1781), che si impone immediatamente per la fedele aderenza all'originalità del taglio narrativo (2 sacd pubblicati da Capriccio e distribuiti da Fenice). La scena iniziale è appunto dedicata a un lungo monologo di Pietro che, in lacrime, chiede ai compagni che cosa sia successo a Gesù dopo il suo triplice tradimento; la flagellazione, la salita al Calvario e la morte sulla croce rivivono così attraverso il racconto commosso di veri e propri testimoni oculari come la Maddalena, Giovanni e Giuseppe d'Arimatea. Tra recitativi, arie solistiche, duetti e interventi corali, Myslivecek accentua con ritmo e inventiva il carattere realistico delle narrazioni, in una sintesi fortunata tra musica e poesia, pathos ed effetti teatrali,che si riflette in pagine di pregiata fattura: lo splendido duetto («Vi sento, o Dio, vi sento») in cui Pietro e Maddalena, afflitti dai propri peccati, si identificano idealmente con le colpe dell'intera umanità o l'impeto visionario dell'aria con cui Giovanni preannuncia la venuta del Salvatore («Ritornerà fra voi»); i sentimenti contrastanti espressi ancora dai timori dell'impaurita Maddalena («Ai passi erranti») o dal coraggio rinvenuto di Pietro («Se a librarsi in mezzo all'onde») che trovano compimento nel solenne richiamo finale alla certezza della Resurrezione («Santa Speme tu sei ministra all'alme nostre»), frutto di consolazione eterna per l'intera umanità.