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La parrocchia baluardo contro il consumismo

Umberto Folena domenica 5 luglio 2020
Bambino è una parolina che in troppi casi si trasforma in parolaccia. Accade quando quel fantastico vulcano in eruzione rigurgitante fantasia, invenzioni, curiosità, idee e creatività viene ridotto a un deserto piatto privo di vita, che non sia quella indotta dal mercato. Scrive Paolo Landi (Manuale per l'allevamento del piccolo consumatore, Einaudi, 2000): «La pubblicità deve indurre il bambino a ritenere che il mancato possesso del prodotto pubblicizzato significhi inferiorità, mancato assolvimento dei loro doveri da parte dei genitori, emarginazione. Il bambino convinto di essere privato di qualcosa che tutti, come dice lo spot, dovrebbero avere, diventerà la molla più efficace per convincere i genitori all'acquisto».
È fin troppo semplice e, difatti, funziona. Bambini "parolina", che resistono come Giannino (di cui stiamo parlando da due domeniche), sono tra i pochi che non si prostrano davanti al vitello d'oro. Andrebbero assistiti, incoraggiati, rafforzati. Non abbandonati a se stessi. Il mondo dei coetanei è infatti in larga parte un mondo ostile, che dileggia ed esclude. Giannino non è un ateo materialista, e poco importa che la sua famiglia non sia particolarmente devota. Però Giannino meriterebbe un occhio di riguardo proprio dal mondo dei credenti, da chi proclama, perché scritto nel proprio cuore: "Non avrai altro Dio all'infuori di me".
Giannino avrebbe bisogno di un ambiente dove assieme ai suoi coetanei, guidati da adulti consapevoli, sia fatto sentire meno solo. Insensato non è lui, che resiste alle lusinghe del dio mercato; insensati sono i bambini e ragazzi che non solo gli si prostrano ai piedi, ma lo servono con baldanza, proclamandone la superiorità e facendo sentire stupido chi non si accoda, deridendolo ed escludendolo. Un Giannino escluso ha bisogno di compagnia. Ha bisogno di una cultura alternativa di sostegno.
Se Giannino va a catechismo, che cosa riceve dal maestro catechista? Forse delle nozioni bibliche elementari. Impara chi siano Abramo e Davide. Qualcosa anche su Gesù. Le preghiere fondamentali. Verrà preparato ai sacramenti. Tutte nozioni basilari per potersi dire cristiani. Ma questi insegnamenti, da soli, riescono a dare un senso alla sua vita? Forniscono le chiavi di lettura necessarie, anche a un giovanissimo, per comprendere il mondo in cui è immerso tutto il giorno, il mondo dominato dal dio mercato, dalle sue sollecitazioni e dai tanti coetanei che gli obbediscono?
Anche i "bambini parolina" cercano la felicità. Vedendo attorno a se tanti coetanei che appaiono felici, felicissimi nel riporre il senso della loro vita nel possesso e consumo di merci, per quanto tutto ciò gli sembri stupido si domanderà: perché non mi adeguo anch'io, smettendo di resistere e soffrire? Perché non cedo, per essere finalmente accettato e non più solo? I "bambini parolina", i Giannini evocati nelle ultime due domeniche, sono quasi sempre costretti ad arrangiarsi. Neppure i genitori possono bastare. Hanno bisogno di coetanei simili a loro. Ma dove li trovano?
A questo serve la comunità parrocchiale. E i catechisti dovrebbero essere dei mediatori intelligenti, capaci di parlare del vitello d'oro della Bibbia e insieme dei vitelli d'oro della nostra società, quelli che vogliono farsi adorare dai bambini. O il Vangelo illumina la vita, e dà felicità a chi lo riceve, oppure accade quel che spesso accade: i bambini crescono e spariscono, correndo dietro a ciò che dà risposte appaganti, anche se false. Cambiano fede, sposando il materialismo e l'ateismo pratico in cui sono immersi fin dal giorno in cui nascono.
Le parrocchie devono educare piccoli guerriglieri.