Venerdì è il giorno di Maurizio Crozza. Il comico genovese è tornato in prima serata su Nove con ascolti di tutto rispetto per un canale minore. La scorsa settimana, al secondo appuntamento stagionale, il suo Fratelli di Crozza ha fatto registrare un milione e 200 mila telespettatori con il 5 per cento di share. Stasera vedremo. Lui sta lì, nella rete in chiaro del gruppo Discovery, perché sicuramente si sente (e forse lo è veramente) più libero. Per il resto, dopo la lunga parentesi a La 7, si accontenta delle incursioni del lunedì in seconda serata su Rai 1 alla corte di Fabio Fazio e del suo Che fuori tempo che fa dove non risparmia battute al vetriolo sui politici, ma le limita a una manciata di minuti. Ben diverso il tempo e lo spazio negli studi televisivi di Nove affollati di “fratelli” o “raga” plaudenti. È lì che Crozza dà il meglio di sé con sketch ed imitazioni portando in scena maggioranza e opposizione in una sorta di rigorosa par condicio che una volta vede Beppe Grillo «arrivato al potere dal nulla solo che poi questo nulla lo ha lasciato al potere», mentre la volta dopo tocca agli esponenti del Partito democratico a proposito dei quali ha capito perché fanno le primarie: «Sono le uniche votazioni in Italia dove ancora può vincere uno del Pd». Ma non ci sono solo Di Maio, Salvini, Zingaretti o Martina. Crozza ha recuperato un classico come Berlusconi ed è andato alla ricerca di nuovi personaggi, da Tria a Calenda, tanto per rispettare l'equidistanza. Il risultato come sempre è notevole. Maurizio Crozza è bravo. C'è poco da dire. Anche se non mancano, ma soprattutto non sono mancate in passato, alcune cadute di stile. Al momento regge bene la scena. Il pubblico lo aiuta. Il suo è anche teatro. Le registrazioni sono solo una parte. Il resto sono trasformazioni a sipario aperto. Un contributo determinante arriva pertanto anche dal gruppo di autori, che Crozza cita spesso, a partire da Andrea Zalone che gli fa da spalla vocale stile Gialappa's band (gruppo con il quale Crozza ha lavorato ai tempi di Mai dire gol). E poi Francesco Freyrie, Vittorio Grattarola, Alessandro Robecchi, Alessandro Giugliano, Claudio Fois e Gaspare Grammatico, con il regista Massimo Fusi.