Accordo fatto. Agroalimentare "salvo", o quasi. L'intesa tra Unione europea e Regno Unito per una Brexit regolata da norme condivise, è certamente un regalo di Natale importante per l'agricoltura e l'industria di trasformazione. Anche se non tutto sarà come prima. Il succo dell'accordo è semplice ed è sintetizzato da una nota – soddisfatta – della ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, che spiega: «L'Italia potrà continuare ad esportare prodotti agroalimentari senza dazi e senza quote e questo è un risultato importantissimo. È poi assicurata la prosecuzione della massima tutela alle indicazioni geografiche esistenti al 31 dicembre 2020». Niente dazi, quindi, negli scambi agroalimentari tra Ue e Regno Unito che dal primo gennaio saranno divisi da un confine. Senza accordo, gli scambi avrebbero dovuto seguire le regole del commercio internazionale oppure accordi bilaterali; con l'intesa, le modalità di scambio saranno simili a quelle precedenti. Simili, ma non uguali. Aumenterà infatti la burocrazia alla quale le imprese dovranno sottostare. Tutte le vendite oltre Manica, per esempio, dovranno essere accompagnate da una dichiarazione doganale; per i vini, poi, dalla metà del 2021 potranno anche esserci controlli di laboratorio aggiuntivi. Saranno possibili rallentamenti negli scambi. Ma anche una maggiore concorrenza di altre aree di produzione. In ogni caso, per ora, la filiera applaude. E con ragione, visto che le vendite nel Regno Unito valgono la bella somma di 3,4 miliardi di euro. Nel dettaglio però le valutazioni si differenziano. Coldiretti fa rilevare che quello inglese è il quarto mercato agroalimentare più importante per l'Italia. Confagricoltura guarda alla necessità di promuovere di più i nostri prodotti. Cia-Agricoltori Italiani dice che occorrerà una stretta sorveglianza per evitare la concorrenza sleale. «Tira un sospiro di sollievo» tutto il sistema cooperativo italiano, dice Alleanza delle cooperative agroalimentari. Di «vittoria da entrambe le parti» parla Filiera Italia. «Senza un accordo avremmo perso, soprattutto in una prima fase, diversi punti percentuali. In questo modo le nostre eccellenze e il nostro export vengono tutelati», commenta Federalimentare. Buona fine anno, dunque, per l'agroalimentare nazionale. Anche se adesso occorrerà far rispettare l'accordo e comunque tenere conto che il Regno Unito non sarà più un mercato in qualche modo protetto come lo è stato fino ad oggi.