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La noia, l’anti-fede

Lorenzo Fazzini domenica 7 aprile 2024
«“In una società i veri guai cominciano quando la noia diventa il suo tratto più diffuso. La noia spingerà anche i più tranquilli a imboccare strade che mai avrebbero immaginato”. “La noia”. “Messere, io sono un mascalzone praticamente senza pari. Ma in realtà al giorno d’oggi è la gente per bene ad attirarsi le critiche. Di loro non sappiamo cosa pensare. Hanno pochi amici, mentre io ho più amici di quanti saprei che farmene”. “Come mai?” “Non lo so”. “Penso che sia perché la gente sta morendo di noia. E la cosa potrebbe perfino avere un che di contagioso”». Così riporta un dialogo tra due personaggi de Il passeggero (Einaudi), uno degli ultimi romanzi usciti dall’immaginazione di Cormac McCarthy, narratore statunitense nel quale l’elemento religioso, in senso tragico, è sempre stato presente. Qui, ad essere sotto il suo sguardo affilato è la noia, il senso di non farsi più domande, il sentimento di mancanza di gusto per la vita, la ricerca, la meraviglia. E un cristiano non può dirsi annoiato. Annoiato è il borghese, ma come scrive il saggista Jean de Saint-Cheron, «per un cristiano è decisamente impossibile essere borghese. E siccome il borghese non vuol essere santo, non può essere cristiano». La noia è nemica della fede. Perché anestetizza ogni domanda, anzi la annulla alla radice. E non offre nessun futuro. © riproduzione riservata