Potrebbe fungere da portale per la settimana dell’unità, l’opera giovanile di Piero della Francesca, che raffigura il Battesimo di Gesù. Benché l’artista aretino, morto nel 1492, non abbia conosciuto la successiva divisione fra Chiesa cattolica e Chiesa protestante, sullo sfondo egli cita – nei personaggi in foggia orientale – il Concilio di Firenze che tentò un accordo fra cattolici e ortodossi proprio sulla Trinità. L’opera offre un’intensa meditazione sul mistero trinitario, di cui il battesimo di Gesù è la prima epifania, ma nei suoi particolari si presta a diverse interpretazioni.Non può sfuggire l’albero in primo piano il cui tronco bianchissimo è in totale corrispondenza con il candore della carne di Cristo. Si tratta di un noce, citazione allusiva alla valle di Nocea, dove, secondo la leggenda, i due fondatori della città di San Sepolcro (ritratta sullo sfondo) ebbero l’impulso a fondare la prima chiesa della futura città.La noce compare anche in altre opere d’arte, soprattutto nelle nature morte e già sant’Agostino la indicava come simbolo di Cristo: il mallo sta per la carne di Gesù, il guscio allude alla croce e il gheriglio alla natura divina di Cristo. I tre angeli, riletti alla luce dell’episodio di Abramo alle querce di Mamre, sono le tre persone divine. L’angelo dietro l’albero raffigura Cristo che morì affisso sul legno (di noce) della croce.La noce, proprio nelle sue parti, è anche simbolo dell’essere umano: il mallo è la carne, il guscio le ossa e il candido gheriglio interno la sua anima. Cristo assumendo, dunque, la nostra carne umana e, purificandola mediante la passione, l’ha reintegrata nella bellezza originaria. Infatti, nel dipinto di Piero, il neofita ritratto sullo sfondo, che ha ricevuto (o si appresta a ricevere) il battesimo, ha lo stesso incarnato bianchissimo del Cristo e dell’albero di noce. Come tutti i simboli, la noce possiede un’ambivalenza di significato. Un autore eccentrico del XVI secolo, Giuseppe Arcimboldo, in uno dei suoi dipinti reversibili, cioè osservabili anche capovolti, inserisce la noce. Un quadro, oggi a Cremona, raffigura ortaggi in un vaso tra i quali si vede il mallo di una noce spezzata, segno della fertilità della terra. Guardato capovolto il dipinto offre invece il volto di un ortolano che ha per occhio proprio la noce. L’Arcimboldo, attento alle simbologie, ha voluto così indicare come la fecondità di un’esistenza dipenda dal modo con cui l’uomo guarda la realtà. La noce nella sua ambivalenza di segno, frutto del bene o del male, esprime tale modalità.La famosa noce di Benevento - del resto - si ricollega alle stregonerie (sabba), praticate sotto il noce nella notte di San Giovanni. Per esorcizzare questi riti infausti invalse perciò l’uso di raccogliere le noci per realizzare il nocino - una sorta di panacea della salute – nel giorno di san Giovanni Battista, il 24 giugno.Il battesimo, dunque, ci restituisce a quella bellezza di cui si godeva all’ombra dell’albero della vita e della conoscenza del bene e del male, simboleggiati appunto nei due alberi di Piero della Francesca, sotto i quali dimorano gli angeli.
Opere: Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1440-1460 Tempera su tavola 167 cm × 116 cm. National Gallery, Londra.Giuseppe Arcimboldo L'ortolano o Ortaggi in una ciotola (Natura morta reversibile) 1590, olio su tavola 35,8 x 24,2 cm. Museo Civico "Ala Ponzone", Cremona.