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La Morte delusa di Bassani, oratorio per i caduti nelle Crociate

Andrea Milanesi domenica 16 febbraio 2003
La Pietà, la Morte, la Gloria, la Giustizia, Lucifero e un Coro di anime suffragate (salvate): il solo elenco dei protagonisti non lascia dubbio alcuno sull'intento morale e apologetico dell'oratorio La Morte delusa di Giovanni Battista Bassani (1657-1716). Tra allegorie e figure retoriche, appelli alla virtù e dispute dialettiche, l'intreccio del lavoro si snoda a partire dal lamento di Morte, il cui potere appare diminuito da quando, grazie all'intervento di Pietà, le anime di coloro che hanno perso la vita durante la Guerra Santa sono destinate a eterna gloria. Così ha infatti deciso Giustizia, in seguito a un acceso «dibattimento» tra Morte e Lucifero, da un lato, e Pietà e Gloria, dall'altro: con i primi costretti a soccombere di fronte alle tenaci argomentazioni dei secondi in favore di coloro che si sono sacrificati per la causa Cristiana. Eseguita per la prima volta nel 1686 a Ferrara - città in cui, nello stesso anno, il compositore padovano venne invitato a ricoprire la prestigiosa carica di maestro di cappella presso la Cattedrale - La Morte delusa dal pietoso suffragio (questo è il titolo completo dell'opera) fu infatti composta per commemorare la vittoria della Lega Santa promossa da Papa Innocenzo XI con lo scopo di porre fine alla pressione militare ed espansionistica turca sull'Europa. Lavoro di indubbia efficacia comunicativa, l'oratorio risulta sostenuto solo dall'incisivo apporto di cinque voci soliste e di un gruppo strumentale costituito da due violini, da un cornetto e dalla sezione di basso continuo. Ed è rispettando questo organico di carattere quasi cameristico che l'ensemble La Fenice diretto da Jean Tubéry ci ripropone La Morte delusa (cd pubblicato da Opus 111 e distribuito da Deltadischi), senza peraltro mai offuscare l'estrema varietà di soluzioni espressive, di sfumature timbriche e combinazioni ritmiche che vivacizzano l'ormai classica successione di recitativi e arie. Una partitura che oscilla di continuo tra ombre e bagliori, in perfetta consonanza con lo spirito originario di questo maturo Barocco musicale, radicata com'è in un universo di «moti ed affetti» che apre sempre inediti orizzonti interpretativi, affidati al gusto e all'estro dei singoli esecutori; e a tale riguardo va segnalata la felice prova del soprano Emanuela Galli e del controtenore Philippe Jaroussky.