La mitica grandezza di Buenos Aires negli occhi del giovane Borges
Forse lo ha portato a questo la perdita progressiva della vista. I suoi occhi vedevano ombre. Ma il suo rifiuto del colore locale e il suo europeismo non sono soltanto una forma di disperazione. C'è anche uno snobismo culturale e metafisico alla T. S. Eliot. Il giovane Borges patriottico e passionale è comunque più simpatico, più umano. La misura della mia speranza inizia con frasi come queste: «Voglio conversare con gli altri, con i ragazzi attaccati a questa terra e nostri, che non sminuiscono la realtà di questo paese. Il mio argomento di oggi è la patria (") La nostra realtà vitale è grandiosa e la nostra realtà pensata è miserabile (") Ormai Buenos Aires, più che una città, è una Nazione e bisogna trovare la poesia e la musica e la pittura e la religione e la metafisica adatte alla sua grandezza. Questa è la misura della mia speranza». Borges rifiuta gli argentini che si riducono a essere «quasi nordamericani o quasi europei», cioè «quasi altri». Perché, come scrive nell'ultimo saggio del libro, «tutta la letteratura è autobiografica, alla fine». E non vale la metafora strabiliante, ma quella «ben collocata nella realtà».